La denuncia a VocediNapoli di una mamma
Riceviamo e pubblichiamo la denuncia di una nostra lettrice, la signora Giuliana Calabrese, che nei giorni scorsi in seguito a uno shock anafilattico del figlio di 36 anni ha chiamato inutilmente e per quasi un’ora il centralino del 118. Alla fine è stata costretta a praticargli da casa le cure prima di portarlo con mezzi propri in ospedale.
Queste le parole di Giuliana:
“Buongiorno, sottopongono la mia lettera alla vostra attenzione perché sia diffusa e qualcuno provveda ad aiutarci in queste occasioni. Sono una mamma napoletana costretta a scrivere questa lettera per denunziare ancora una volta la nostra malasanità. Con mio figlio in shock anafilattico, domenica 13 gennaio, alle ore 7.30, è stato impossibile comunicare con il 118 perché fino alle 8.30 mi ha risposto solo la voce registrata.
Polizia e carabinieri, da me chiamati, nel frattempo, mi hanno risposto che non era compito loro. Praticamente mio figlio sarebbe morto se non avessi praticato a casa tutte le cure del caso, compresa l’iniezione di adrenalina.
La permanenza al Cardarelli, dove mio figlio è stato seguito da medici attenti, è servita solo a controllare il rientro dei parametri e a tenere sotto controllo un’eventuale ripetizione dello shock che, per fortuna, non si è verificata. Altre volte noi stessi abbiamo trasportato il ragazzo con la macchina, perché la crisi non era così violenta e noi abitiamo in zona ospedaliera.
Mi chiedo come facciano in evenienze simili persone che vivono lontane dagli ospedali. Mi sono dotata dei numeri di ambulanze private (quindi a pagamento) per eventuali altri episodi. E siamo a Napoli, e non in una sperduta isola dell’oceano. Abbiamo vissuto un analogo episodio a Sessa Aurunca (Caserta) ma lì l’ambulanza è venuta subito e l’assistenza è stata eccellente. Dovrei, dunque, trasferirmi? Purtroppo tutti questo è una vergogna. Dobbiamo continuare a vergognarci di essere napoletani e di vivere in questa città?
Cordiali saluti
Giuliana Calabrese”
