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“Ceppo di Sant’Antuono”, caos e tensione nel rione Sanità: “Non sono boss, basta repressione”

Doveva essere una serata dove portare avanti la tradizione e realizzare il falò in onore di Sant’Antonio Abate, si è invece trasformata in guerriglia, dove “paranze” di teppistelli hanno paralizzato alcune zone della città mettendo a rischio l’incolumità degli altri residenti.

E’ successo in via Salvator Rosa, dove alcuni balordi hanno fatto il “Ceppo” dando fuoco ai bidoni della spazzatura. E’ successo nei Quartieri Spagnoli, dove alcuni balordi hanno dato fuoco ai cassonetti dei rifiuti terrorizzando i passanti. E’ successo in piazza San Vincenzo, nel Rione Sanità, dove alla fine, per frustrazione, i ragazzi del quartiere hanno bruciato un albero dopo che polizia e carabinieri si erano posizionati in piazza impendendo il solito “fucarazzo”. Poi più tardi, verso la mezzanotte, hanno provato a dar fuoco anche a dei rifiuti.

Ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine, culminati in una sassaiola contro un’auto della polizia e un mezzo dei vigili del fuoco.

LA POLEMICA: “SOLO REPRESSIONE, ZERO DIALOGO. NON SONO BOSS”

Non mancano le polemiche sulla gestione dell’ordine pubblico in un rione, come la Sanità, dove il “Cippo” di Sant’Antuono è uno degli eventi più attesi ogni anno. A criticare l’operato di istituzioni e forze dell’ordine è l’attivista e ricercatore Leandro Sgueglia. “Non è un blitz contro i clan ma il contrasto che le autorità hanno messo in campo rispetto ai ragazzini che vogliono fare il Cippo di Sant’Antuono, piuttosto che parlare con loro per farli esprimere in una festa senza danneggiare cose e persone. Capisco che bisogna evitare di far degenerare una bella tradizione in disastri per l’ambiente, per le strade, per le case e per i monumenti. Tuttavia speravo di trovare un’organizzazione fatta di volontari, abitanti, commercianti(in primis quelli che si stanno arricchendo sul boom turistico del rione), attivisti, istituzioni progressiste, magari Vigili del Fuoco e davanti a tutti quella “società civile” laica e religiosa riunita in forme associazionistiche, quella stessa che si vede spesso in pompa magna nei grandi eventi con cui periodicamente viene animato questo territorio e che sovente prende fondi pubblici per lavorare proprio coi più giovani. Insomma attendevo un dialogo comunitario stimolato dal governo locale e dall’associazionismo. Invece niente: eppure tutti, dai più estremisti ai più moderati passando per l’amministrazione, sono bravi con la retorica del radicamento sulla zona. Ciò che certamente non mi aspettavo, e invece è accaduto, era di vedere polizia in squadre antisommossa e in volanti che sfrecciano per il quartiere come per arrestare il “Capo dei Capi””.

LA TRADIZIONE – “Facciamo a gara con le altre zone del centro a chi fa il falò più bello, più alto, più duraturo. Per questo ci organizziamo già nei mesi precedenti. Scegliamo un deposito e recuperiamo quanto più materiale possibile” raccontò un 15enne a VocediNapoli.it.