Tre anni fa Nicola Barbato, sovrintendente della Squadra Mobile di Napoli, venne gravemente ferito a colpi d’arma da fuoco durante un’operazione antiracket nel quartiere di Fuorigrotta. Rimase per diversi mesi tra la vita e la morte e oggi è costretto su una sedia a rotelle perché ha gravi e permanenti problemi di salute.
Nelle scorse ore i suoi due figli, Luigi e Giovanna, sono ufficialmente entrati in polizia. “Hanno idealmente ripreso il filo spezzato da quell’organizzazione criminale, vestendo la giubba del padre – si legge sull’account Facebook “Agente Lisa” -. Nicola rientra tra le vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata e per i congiunti c’è la possibilità di arruolarsi con un iter diverso da quello dei concorsi. Ora questi due ragazzi, che ho conosciuto quando erano a fianco del padre mentre gli appuntavano una medaglia sul petto, hanno frequentato il corso e hanno giurato fedeltà alla Repubblica insieme ad altri che hanno storie simili alle spalle. Benvenuti ragazzi e un saluto affettuoso a papà da tutti noi!”.
Nicola Barbato restò gravemente ferito da un camorrista durante una operazione antiracket sotto copertura il 24 settembre 2015 a Fuorigrotta. L’agguato avvenne in via Leopardi poco dopo le 20. Barbato era fermo in auto insieme ad un collega mentre stava effettuando un servizio di osservazione presso un negozio di giocattoli che aveva ricevuto una richiesta di pizzo. Dopo poco un uomo entra nella vettura dei poliziotti aprendo lo sportello posteriore. Nel giro di dieci secondi, Raffaele Rende esplode diversi colpi d’arma da fuoco prima di fuggire a bordo di uno scooter insieme a un complice. Barbato verrà soccorso poco dopo e trasportato in condizioni disperate in ospedale.
Il responsabile Raffaele Rende, 27 anni, viene arrestato tre giorni dopo, scovato dalla polizia a casa di un parente nel quartiere San Giovanni a Teduccio. Barbato, originario di Gricignano d’Aversa (Caserta), rimase in coma per molto tempo e dopo circa un anno tornò dai suoi cari.