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Dolore e rabbia ai funerali di Emanuele: “La vita oggi vale meno di pochi spiccioli”

“Oggi la vita vale meno di pochi spiccioli che si possono accumulare con un furto”. E’ la triste verità pronunciata da monsignore Santo Marcianò, ordinario militare in Italia, durante l’omelia dei funerali del carabiniere Emanuele Reali, 34 anni, morto martedì scorso dopo essere stato travolto da un treno mentre stava inseguendo un rapinatore.

Lacrime, rabbia e applausi alla chiesa dello Spirito Santo di Piana di Monte Verna (Caserta) per i funerali di Stato del vice-brigadiere dell’Arma. Presenti autorità civili e militari, tra cui il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e il Comandante Generale dell’Arma Giovanni Nistri; in prima fila i familiari del 34enne Reali, papà Vittorio e mamma Tina, la sorella Debora e la moglie Matilde, tutti in pianto composto.

“Siamo sconvolti, straziati, nel vedere la vita di Emanuele distrutta in un istante, per un gesto eroico ma che ha una terribile sproporzione, e sappiamo che la sua vita vale più, infinitamente più del motivo che ne ha provocato la morte” prosegue monsignore Santo Marcianò.

“Il gesto di Emanuele si spiega e ci spiega la sua vita di carabiniere, infiammata del desiderio di fare bella la casa del mondo”, ha aggiunto il vescovo sottolineando che “questa limpida testimonianza si unisce alle tante testimonianze di eroicità quotidiana, che non balzano agli onori delle cronache e non fanno notizia, disseminate nella storia della famiglia dell’Arma dei Carabinieri (è lo scandalo che fa notizia, non l’amore!); nelle tante vite lì consumate per amore e talora persino nella santità, come quella di Salvo D’Acquisto e di tanti altri”.

“La testimonianza della sua vita e della sua morte vince con il bene il male e perciò trasforma la storia, la fa risorgere, la fa rinascere”. “Solo da qui può rinascere la speranza per il nostro mondo avvelenato di violenza e assetato di pace. E solo questa speranza darà a voi – ha detto l’Ordinario militare rivolgendosi ai parenti del carabiniere morto -, pur nello strazio, la forza di continuare a vivere; darà la forza di crescere alle piccole Paola e Giorgia, non solo con l’esempio di un padre meraviglioso ma grazie al seme da lui seminato, che porterà frutto nei loro cuori. È il seme che tu, Emanuele, hai sparso con generosità e con un amore traboccante, eccessivo, sproporzionato; mettendo la tua vita, come tanti tuoi colleghi carabinieri e tanti militari eroi sconosciuti, fino alla fine a servizio della sacralità della vita umana. Una vita non da eliminare ma da servire, non da distruggere ma da salvare. Che questo gesto compia il miracolo dell’amore salvando dall’odio e dalla violenza la vita di molti, forse anche di coloro per i quali tu sei morto, perché il nostro mondo veda un’era di giustizia, fraternità e pace. Anche grazie a uomini come te!».

Lo zio di Emanuele ha chiesto che “l’Arma supporti moralmente ed economicamente Matilde e le figlie”; il Comandante Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, ha assicurato, rivolgendosi alla moglie del 34enne, che “l’Arma non vi lascerà mai soli”.