Voce di Napoli | Navigazione

Milik racconta la rapina: “Mi stavano aspettando, non hanno parlato”

Gli hanno puntato una pistola contro e, senza parlare, gli hanno indicato di consegnare il Rolex Daytona che aveva al polso. Emergono nuovi particolari sulla rapina subita da Arkadiusz Milik al ritorno a casa dopo la vittoria del Napoli sul Liverpool.

L’attaccante polacco ha raccontato ai carabinieri quei pochi secondi da incubo. Era di ritorno dallo stadio San Paolo nella sua Audi Q5 guidata dalla fidanzata Jessica. Così come scrive Il Mattino, la coppia si trovava in via Ripuaria a Varcaturo, frazione sul mare del comune di Giugliano.

LEGGI ANCHE – IL MESSAGGIO DI MILIK DOPO LA RAPINA

Mezzanotte e venticinque quando Milik arriva all’esterno del cancello elettrico di casa. La zona è poco illuminata quando si presentano due persone in sella a uno scooter con il volto coperto. Il passeggero scende e senza fiatare batte con il calcio della pistola sul finestrino chiuso e indica di consegnare il Rolex che Milik aveva al polso.

Tutto è durato una trentina di secondi. “Non so indicare né il modello né il numero di targa – riferirà il calciatore formalizzando ieri mattina la sua denuncia ai carabinieri della stazione di Varcaturo – Entrambi erano travisati, avevano i caschi integrali calati sul volto“.

Milik ha poi spiegato di non essere in grado di “riferire nulla circa i connotati fisici dei due aggressori considerata la rapidità dell’azione“. Poi aggiunge una considerazione importante: “Non credo che i rapinatori mi abbiano seguito, ritengo invece che mi stessero aspettando nei pressi della mia abitazione, essendo noto che ieri sera avrei giocato la partita di Champions“.

Proseguono le indagini della Digos in una zona assai isolata, dove non sono presenti immagini di videosorveglianza. Pochi anche i particolari emersi dal racconto del giocatore. Era buio e tutto è durato una manciata di secondi. I due rapinatori non proferendo parola non hanno indicato la loro origine. Sono napoletani o stranieri?

Non si esclude che l’ennesima rapina subita da un giocatore del Napoli (in passato è toccato, tra gli altri, ad Hamsik, Insigne, Cavani, Lavezzi) possa essere un ulteriore messaggio mandato al presidente De Laurentiis per fare pressioni sulla società.