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Perché si dice “Ccà pare Casamicciola”, alla vigilia dello storico terremoto che distrusse la cittadina

Chi non ricorda il grande Eduardo De Filippo che in Natale in casa Cupiello esclama: “Ccà pare Casamicciola”. Una celebre frase con cui l’artista napoletano descrive il caos che stava vedendo in una stanza dove la moglie e la figlia avevano appena finito di litigare.

Forse non tutti conoscono l’origine di quest’espressione utilizzata per definire una situazione di caos e disordine. E’un’espressione che risale agli ultimi anni dell’Ottocento nel linguaggio popolare delle regioni del sud. Il termine casamicciola deriva dall’omonima cittadina di Ischia che fu distrutta da un terremoto il 28 luglio del 1883, da qui dunque l’accezione di sconquasso.

Era stata distrutta una cittadina termale meravigliosamente bella, dunque, quel terremoto fu visto come una vera e propria catastrofe. Il termine casamicciola fu talmente diffuso che fu trascritto fino agli anni Sessanta-Settanta anche nei dizionari.
Casamicciola in realtà già a partire dal Settecento fu scenario di diversi eventi sismici, molti dei quali catastrofici. Come quello del 4 marzo del 1981 a seguito del quale ce ne furono anche altri,  Giuseppe Mercalli e Michele Stefano De Rossi, infatti sconsigliarono di ricostruire sulla parte superiore dell’isola. Ma le costruzioni furono fatte lo stesso e il terremoto della sera del 28 luglio ebbe effetti distruttivi. I numeri di quella catastrofe sono impressionanti: 2.333 i morti, di cui 625 (il 27%) turisti, e 701 feriti (79, il 13%, non ischitani); oltre 1.360 gli edifici crollati totalmente. Le devastazioni si concentrarono in gran parte in un’area di circa 15 km2 (dei 46 complessivi dell’isola) a nord-nordovest, corrispondente ai territori comunali di Casamicciola, Forio e Lacco Ameno.