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Partorisce feto senza vita, 4 medici rinviati a giudizio

La vicenda risale al maggio del 2014. A processo come imputati 45 dottori dell'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore

La piccola Carmen è nata ma purtroppo non ha avuto alcun modo di godersi un solo attimo di vita. La neonata era già deceduta quando è uscita dalla pancia della madre. La triste vicenda è accaduta il 3 maggio del 2014.

Dopo un’indagine di 4 anni, il Gup (Giudice per le udienze preliminariGustavo Danise ha deciso di rinviare a giudizio 4 medici dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. L’accusa è grave, si tratta di un’imputazione per omicidio colposo.

La mamma della piccola Carmen era già oltre i 9 mesi di gravidanza ed era ormai pronta al parto. Sia un ginecologo che il suo medico personale l’avevano rassicurata sulle condizione di salute sue e della figlia pronta a nascere.

Poi la situazione precipitò. La donna iniziò ad avvertire forti dolori che la costrinsero al ritorno al reparto per un ricovero urgente. I primi tracciati registrarono un battito debole nel feto, ma il taglio cesareo che pure fu effettuato d’urgenza non salvò la piccola Carmen, che morì pochi secondi dopo essere venuta al mondo.

Come riportato da Il Mattino, secondo l’autopsia del medico legale Giovanni Zotti, il feto morì per un “infarto acuto della placenta“. Un evento giudicato “prevedibile ma non prevenibile“. La difesa, rappresentata dagli avvocati Francesco Bonaduce e Monica Abagnara, si oppose e contestò l’errore nella diagnosi, perché generata da una cartella clinica incompleta.

In quest’ultima infatti, sarebbero mancati 2 dei 4 tracciati cardiotocografici effettuati nel periodo del ricovero. Con le nuove indagini, la procura stabilì che “Pur essendo vero che due dei quattro tracciati non risultano in cartella clinica, bisogna osservare che il primo era regolare, il secondo non registrava battiti cardiaci fetali e gli altri due non rilevavano battiti cardiaci fetali, quindi indipendentemente dal numero di tracciati, la diagnosi di infarto acuto del parenchima placentare risultò compatibile. Il feto sarebbe morto per mancanza di sangue, interrotto proprio da quell’infarto. Non esisterebbe dunque nesso di casualità tra la morte della piccola e l’operato dei medici“.

Tuttavia, dopo due archiviazioni, di fatto respinte, il Gup ha deciso per il processo fissando l’inizio del dibattimento per il prossimo 24 settembre, dinanzi al giudice monocratico De Nicola.