Le iniziative a Napoli per ricordare il grande Bud Spencer e il suo rapporto con la città. L'intervista di Vocedinapoli.it a Giuseppe Pedersoli
Giuseppe Pedersoli ci è venuto a trovare in redazione portando quello sguardo che abbiamo amato tanto nei film del padre Carlo, meglio conosciuto come Bud Spencer. Il prossimo 27 giugno scoccherà il secondo anno dalla dolorosa scomparsa del famoso attore. Un vuoto che ancora oggi i milioni di fan sparsi nel mondo, del gigante buono dal grugno simpatico, percepiscono con molta emozione.
Tuttavia, nonostante siano passati due anni, possiamo affermare che Bud Spencer è più vivo che mai. Non solo perché i suoi film sono indimenticabili ma perché il suo personaggio e la sua storia sono stati veicolati in modi diversi. Una statua a Budapest, un video gioco per computer, un album musicale (che ci ha permesso di scoprire anche il Bud Spencer musicista), libri e anche una mostra.
L’evento si terrà al Pan (Palazzo delle arti di Napoli) a partire dal prossimo 5 settembre. “Sarà l’occasione di rivivere attraverso tanti scatti fotografici la vita di mio padre. Dall’infanzia a Napoli, a quando è diventato campione di nuoto fino alla sua lunga carriera da attore, iniziata per puro caso“, ha raccontato Giuseppe Pedersoli.
L’intervista che ha rilasciato a Vocedinapoli.it è stata un’occasione per saperne di più del “Bud Spencer privato”, del Carlo Pedersoli padre, “un uomo che ci ha sempre lasciato tanta libertà. Anche se devo ammettere che per i primi anni ad occuparsi di me e delle mie sorelle sono state mia madre e le mie zie. Lui spesso non c’era, soprattutto da quanto ha iniziato il suo percorso cinematografico“.
A quel punto non potevamo non chiedergli a quale film Giuseppe fosse più legato e quale aneddoto dal set ricordasse con maggiore piacere: “Credo che la serie di Piedone sia molto importante. Innanzitutto perché mio padre recitava da solo e non era scontato che potesse avere successo senza Terence Hill. Invece grazie alla collaborazione con altri attori bravi come Enzo Cannavale e all’interpretare storie semplici ma significative, quel personaggio mi è entrato nel cuore“.
Così abbiamo scoperto che nonostante Bud Spencer affrontasse tutto con leggerezza, “si comportava in modo professionale e le cose gli riuscivano in modo naturale. Sia vincere una gara di nuoto che interpretare un film. Era come una calamita in grado di attrarre le altre persone intorno a lui. Ricordo scene di bambini per nulla intimiditi dalla mole di mio padre, anzi, si scatenava tra loro un grande scambio di empatia, quasi in modo istintivo“.
E poi la figura di Terence Hill: “Terence era perfetto. Oltre ad essere un signore ed una gran brava persona si completava alla grande con papà. Lui era schivo ed introverso, papà un istrione. Eppure insieme erano come una magia. E basta vedere i loro film per rendersene conto. Credo che i personaggi interpretati nelle pellicole non discostassero molto dalle persone reali che sono. Papà ad esempio era davvero un gigante buono da grugno simpatico sempre pronto a difendere i più deboli“.
Infine il rapporto tra Bud Spencer e Napoli, una relazione che “papà non ha mai messo da parte. Anzi quando diceva di essere prima napoletano e dopo italiano ci credeva davvero. Siamo molto legati a queste radici che per la mia famiglia sono davvero importanti. Papà parlava sempre di Napoli e della sua infanzia, io non l’ho vissuta molto la città, ho potuto farlo attraverso i suoi racconti. Ad esempio, oltre alle sue vicende sportive, ricordo sempre quando parlava di Luciano De Crescenzo che abitava al piano sopra di lui“.
Insomma Napoli passato, presente e futuro per Bud Spencer, considerato che in cantiere ci sono “tante iniziative da realizzare nel nome e nel ricordo di papà, perché le mie sorelle ed io ci sentiamo orgogliosi di averlo avuto come padre“. E noi siamo stati felici di averlo apprezzato nei suoi film ai quali ognuno di noi non può che associargli un ricordo bello ed allegro. Grazie Giuseppe che ce lo hai ricordato.
Intervista di Andrea Aversa, Luca Morieri e Marcello Carrino
Grazie a Mario Liguori