Sono passati cinquanta giorni e ancora non si conoscono le sorti dei tre napoletani scomparsi in Messico: Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, rispettivamente padre, figlio e nipote. Coinvolto nella loro sparizione el Cartel Nueva Generaciòn de Jalisco, gruppo criminale che opera nella zona di Tecalitlàn. E mentre Francesco Russo, uno dei figli, ha raccontato di aver ricevuto diverse chiamate fasulle di riscatto, la famiglia spera presto di sapere qualcosa: “Rivoglio la mia famiglia“, ha più volte detto la moglie di Raffaele.
L’ipotesi seguita dagli investigatori messicani è che i tre napoletani, che in Messico facevano i magliari, venditori ambulanti, gestissero un giro di vendite di generatori falsi e che fossero inciampati in una zona sotto il controllo del cartello Nueva Generaciòn. Un’indagine resta ancora più complicata dalla collusione delle forze dell’ordine locali con questo gruppo criminale.
Il primo a sparire è stato Raffaele Russo, come ha raccontato in un’intervista al programma Chi l’ha Visto Francesco un altro figlio che ha fatto rientro in Italia dopo la sparizione della famiglia:
“Lui è sceso perché era andato a guadagnarsi da vivere per strada, non è che aveva prima appuntamenti e poi si va a vendere, magari così sarebbe stato molto più facile rintracciare la persona coinvolta nella sua sparizione“. Il figlio Antonio e il nipote Vincenzo dopo essersi diretti dove era stata localizzata l’auto usata da Raffaele, sono stati intercettati dalle forze dell’ordine locali che li avrebbero consegnati al gruppo criminale. “Io ho chiamato mio fratello e mio cugino per capire se fosse successo qualcosa, magari un infarto, un incidente, mai avrei pensato a un sequestro, se l’avessi pensato non avrei mandato loro a cercarli“.
COME FUNZIONAVA IL GIRO DI AFFARI DI GENERATORI ELETTRICI
La famiglia è in attesa di conoscere qualche riscontro nelle indagini, si dice pronta ad andare in Messico a chiedere giustizia. Ma intanto la possibilità di ritrovarli vivi è sempre più remota, il figlio Francesco ha raccontato di aver ricevuto diverse richieste di riscatto rivelatesi in pochi minuti fasulle:
“Ho ricevuto personalmente molte telefonate di possibile riscatto, quando chiedevo di farmi ascoltare la voce della mia famiglia, di uno dei tre, mi passavano dei messicani che mi dicevano ‘figlio aiutami’“. E mentre le donne della famiglia continuano a ripetere di voler partire per il Messico, la corte Ineteramericana per i Diritti Umani ha chiesto al Messico di adottare delle misure per determinare la condizione e il luogo in cui si trovano Raffaele, Antonio e Vincenzo.
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