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Scomparsi in Messico: il giallo della truffa e il passato dei tre napoletani

Il vertice investigativo tra gli organi inquirenti napoletani e messicani si è tenuto lo scorso martedì, al momento ci sono 33 agenti di polizia sotto interrogatorio. Le autorità dovranno fare luce sulla misteriosa scomparsa dei tre napoletani il 31 gennaio a Tecaltitlan, nella regione di Jalisco. Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino, sono “desaparecidos” da più di 22 giorni e le famiglie continuano ad attendere una telefonata dal Messico e a ribadire l’estraneità dei loro cari ad ambienti riconducibili al narcotraffico o a organizzazioni criminali.

Intanto però le indagini, così come riporta Il Mattino, sono allargate oltre i confini della regione di Jalisco, estendendosi agli stati confinanti di Michoacàn e di Colima. Il procuratore generale dello Stato ha spiegato che: “La magistratura messicana ha inoltrato alle autorità inquirenti italiane ulteriori informazioni sui casellari giudiziari che i dispersi avrebbero potuto avere nel loro paese da tre anni, considerato che Raffale Russo risulta essere stato arrestato nel febbraio del 2014 nello stato di Campeche per il reato di frode“. L’ipotesi infatti potrebbe essere che i tre, di professione “magliari” (una sorta di venditore ambulante), avrebbero truffato persone legate alla mafia locale vendendo loro generatori elettrici contraffatti (non originali, ma di provenienza cinese). Il motivo della scomparsa dei tre è legato dunque all’attività svolta in Messico o si nasconde qualche altra motivazione dietro questa misteriosa sparizione?

PARLA IL SINDACO DI TECALITLAN

Anche la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta contro ignoti. Gli investigatori messicani indagano inoltre sulla possibile vicinanza, anche non voluta, dei tre al cartello “Jalisco new generation”, una banda di recente formazione che controlla la zona e che si è macchiata di delitti feroci. La famiglia continua a non credere a queste ipotesi. “L’impressione – concludono i parenti- è che in Messico si preferisca dare credito a menzogne. Sono magliari, non camorristi“. Di contro invece in una nota della “Fiscalia” di Jalisco si legge: “I parenti mentirono dicendo di essere venuti come turisti. E ci hanno denunciato la scomparsa solo il giorno dopo“.