L'ex sindaco di Napoli e governatore della regione Campania è rimasto fuori dai giochi per le prossime elezioni nazionali
A quanto pare la possibilità di poter usufruire della sua passione ed esperienza non è stata sfruttata al meglio dai “nuovi” compagni di viaggio. Antonio Bassolino è fuori dalla partita delle elezioni, strano di questi tempi, dove grazie a questa pessima legge elettorale le segreterie dei partiti hanno potuto candidare chi volevano, comprese vecchie glorie in cerca di un seggio sicuro in Parlamento.
Tuttavia, non ci sono state dichiarazioni o commenti ufficiali tra le parti. Solo un appello da parte di un piccolo gruppo di iscritti a Liberi e Uguali che auspicava la candidatura dell’ex sindaco di Napoli, elemento imprescindibile per la politica locale.
Un silenzio assordante, non perché ci fosse l’obbligo di rilanciare lo spessore politico di Bassolino o perché quest’ultimo abbia magari chiesto un posto in Parlamento, ma per il semplice motivo che l’ultima stagione di Don Antonio è stata talmente anti renziana che alla compagine di D’Alema, Bersani e Speranza, uno come Bassolino avrebbe fatto più che comodo. Ma si sa, spesso in politica non vi è riconoscenza.
Ma forse è stato stesso Bassolino a non volere esporsi attraverso una candidatura. Sarebbe stato etichettato come uno di quelli attaccato alla poltrona, e di poltrone lui ne ha viste. Poche ma importanti. Protagonista assoluto della politica napoletana, campana e nazionale durante gli ultimi 25 anni, Don Antonio aveva intravisto una rinascita di fatto stoppata con la non candidatura alle prossime elezioni nazionali.
Primo sindaco di Napoli eletto con l’attuale legge elettorale, quindi un primo cittadino votato direttamente dal popolo. Un secondo mandato che lo ha visto protagonista di una rielezione plebiscitaria. Siamo tra gli anni ’90 e 2000 e per la città si parlava di Rinascimento partenopeo. Poi la breve esperienza come ministro del lavoro del governo D’Alema e infine l’avventura a Santa Lucia da presidente della regione Campania.
Ed è in questo periodo che qualcosa deve essersi inceppato. Mentre la città iniziava la sua parabola decadente con l’amministrazione Iervolino ed incombeva l’invasione dei rifiuti (vera e propria emergenza nazionale), Antonio Bassolino sfoggiava un indizio sintomo di una massima ripetitiva e mai banale, “il potere logora chi non ce l’ha“: i capelli tinti con un colore vicino al rossastro.
Sembrerà una sciocchezza ma quel simbolo di un’eterna giovinezza, di una personalità onnipotente e capace di gestire e risolvere le problematiche, a braccetto con l’allora premier Silvio Berlusconi, non era che l’inizio della fine. Il “Sistema-Bassolino” era consolidato, così come le sue nefaste conseguenze. Il Rinascimento partenopeo era stato sostituito dalle immagini della monnezza e Don Antonio diventava protagonista di vicende giudiziarie da cui uscirà successivamente pulito.
In tempi recenti, la storia dell’ex primo cittadino di Napoli ha subito una forte scossa grazie a due persone: l’attuale sindaco Luigi De Magistris e il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi. Il primo è stato bersaglio facile per l’ex governatore della regione. Un maestro di politica come Bassolino, grazie anche ai ricordi positivi del periodo in cui era sindaco, è riuscito a “colpire” più volte la scellerata amministrazione arancione. La vera opposizione a Dema era incarnata da Bassolino e non dalle truppe del Pd sedute in Consiglio comunale. Lo stesso discorso è valso proprio per il Partito Democratico, soprattutto quello locale. Uscito a pezzi dalle ultime elezioni comunali, Don Antonio ne è stato una vera e propria spina nel fianco, oltre che perenne coscienza critica.
Non aveva tutti i torti, anzi. Le cose son andate più o meno in questo modo: Bassolino si era candidato alle primarie. Se non fosse stato per lo “scandalo” a cui tutti hanno assistito fuori ai seggi, probabilmente avrebbe anche vinto ed oggi, forse, staremmo parlando di altro. Ma a contendersi la poltrona da primo cittadino con l’esponente arancione è stata Valeria Valente, ex delfina di Don Antonio e diventata fedelissima di Renzi (oltre ad essere stata coinvolta in seguito nel caso Listopoli).
Bassolino in quel periodo ha dato il meglio di se, ascoltarne i discorsi era una manna per chi ama davvero la politica. Ha dimostrato una forza e una caparbietà da lasciare spiazzati i più giovani Giggino e Matteo. È stato persino bravo nell’utilizzare i social e i nuovi mezzi di comunicazione. Forse ci credeva davvero, forse avrebbe voluto dare un riscatto alla sua storia personale. Una sorta di seconda occasione bruciata da quel lancia fiamme che Renzi non ha usato per rinnovare il partito a Napoli e Campania, ma contro i suoi oppositori (ovviamente nelle liste Dem non è candidata neanche la moglie di Bassolino, Annamaria Carloni). Un’altra occasione che neanche i nuovi ma vecchi compagni di viaggio hanno voluto dargli. È ufficiale la stagione di Antonio Bassolino è conclusa.