A tanto ammonta la cifra che lo Stato ha risarcito per ingiusta detenzione. Tanti i casi di innocenti finiti in cella
Un sistema giudiziario che costa ai cittadini ben 1,9 milioni di euro e solo per quanto riguarda la regione Campania. Dati choc che dimostrano quanto possa fare male una cattiva amministrazione della giustizia, non solo dal punto di vista umano e sociale, ma anche da quello economico.
Secondo quanto riportato da Il Mattino, i dati pubblicati dal Ministero dell’economia sono impietosi: in soli 5 mesi sono stati risarciti 21 milioni di euro a livello nazionale. Lo Stato è stato condannato a risarcire ben 475 cittadini in un periodo che è andato dal mese di gennaio a quello di maggio.
Sono tanti i cittadini finiti in cella per via cautelare, quindi prima che si sia svolto il regolare processo. Poi, dopo aver trascorso mesi se non anni in galera, sono stati dichiarati innocenti. Così, oltre alle scuse di rito con pacca sulla spalla annessa (che non ripagano affatto dell’esperienza del carcere causa di una vita, almeno professionale, distrutta), sono fioccati i ricorsi che hanno motivato tali risarcimenti.
La Campania come regione è seconda solo alla Calabria (che costa ai contribuenti ben 4 milioni di euro) e Napoli, come città, è seconda soltanto a Catanzaro. Una piaga che colpisce in particolare il Sud, dove la realtà criminale caratterizzata dalle mafie, rappresenta un forte deficit e spesso una scusa, per l’azione repressiva e giustizialista della magistratura inquirente.
Solo nel 2016 la Corte di appello di Napoli ha liquidato bel 350 indennizzi per ingiusta detenzione ed altrettanti cittadini arrestati ingiustamente. Il tutto per un totale di circa 4 milioni e duecentomila euro di risarcimenti. Persone scambiate per omonimia, altre chiamate in causa da “furbi” collaboratori di giustizia (chi non ricorda l’emblematico Caso Tortora?), molte arrestate per sbaglio, uomini e donne incarcerati per errore. Persone che poi risultano innocenti ma che hanno visto la propria dignità, professione e vita privata calpestate.
Esistenze cambiate per sempre dall’esperienza del carcere, un contesto dove non sono rispettati i diritti umani e i dettati costituzionali. Dove i detenuti sono in perenne sovraffollamento, dove gli agenti della Polizia penitenziaria non hanno ne mezzi ne risorse per svolgere al meglio il proprio lavoro. Un luogo, quello dei penitenziari, dove invece di favorire la redenzione dei detenuti permettendo loro un “dolce” rientro in società, si allevano e crescono criminali che poi hanno solo due scelte: o quella di tornare delinquere aumentando la probabilità di rientrare in cella, oppure quella di vivere con il marchio del carcerato, un segno indelebile. Senza considerare il triste fenomeno dei suicidi in carcere, dinamica che ha ucciso tantissimi detenuti.
Insomma, in Italia la giustizia oltre ad essere lenta è anche ingiusta ma dai palazzi del potere poco o nulla si muove. Le politiche interne al Csm (Consiglio superiore della magistratura) sono più importanti di quelle che il Parlamento dovrebbe mettere in atto per il rispetto di ciò che il Belpaese dovrebbe essere: uno Stato di diritto.
