Non resta impunito il killer di Luigi Galletta, il meccanico che somigliava a Gonzalo Higuain. Dopo più di due anni le complesse indagini eseguite dalla Squadra Mobile di Napoli, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Napoli hanno condotto a un risultato importante per la giustizia. Il gip del tribunale per i minorenni ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Antonio Napoletano, accusato dell’omicidio di Galletta. All’epoca dei fatti il pericoloso killer detto “‘O nannone”, era minorenne, aveva 17 anni. Galletta invece aveva 25 anni, faceva il meccanico ed era incensurato, fu prima pestato e dopo due giorni ammazzato.
Oggi il killer è accusato per i reati di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, lesioni personali e minacce, delitti tutti posti in essere per agevolare l’attività del clan e per rafforzarne l’egemonia sul territorio. Il ragazzo è stato condotto presso il CPA per essere sottoposto ad interrogatorio da parte del Gip nei prossimi giorni. Era agli arresti domiciliari da alcuni mesi dopo aver scontato due anni di carcere e adesso dovrà tornare nel penitenziario per scontare la pena.
L’omicidio di Luigi si inscrive all’interno di uno scenario che vede contrapporsi sul territorio del centro di Napoli due fazioni. La vittima era però estranea alle faide di camorra e agli ambienti criminali, quando in data 28 e 31 luglio 2015, in via Carbonara, all’interno di un locale adibito a officina meccanica dove lavorava si consumò l’uccisione. Il 25enne fu ucciso con un colpo di pistola esploso al centro del petto perché non voleva dire dove si nascondesse Luigi Criscuolo, suo cugino e figura di spicco del clan Buonerba, detti i “Capelloni”. Luigi non sapeva dove fosse quel suo parente che a stento conosceva, ma il suo carnefice non ebbe pietà di lui.
Secondo la ricostruzione investigativa, l’aggressione di Galletta e l’omicidio efferato sarebbero stati la reazione violenta dei Sibillo all’uccisione di un loro affiliato, Salvatore D’Alpino, avvenuta il giorno prima dell’aggressione di Luigi. Siamo nel 2015 e in quel territorio è guerra tra i clan, tra i vicoli di Forcella la cosiddetta “paranza dei bambini” semina il terrore e vuole conquistare la zona. In una delle faide più sanguinose che Napoli ha conosciuto si contrappongono due fazioni per il controllo delle attività criminali (traffico di stupefacenti ed estorsioni) nei quartieri di Forcella, Maddalena e Tribunali: i Buonerba e il sodalizio facente capo alle famiglie Amirante, Brunetti, Giuliano, Sibillo.
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