Svolta nelle indagini sulla morte del 38enne ucciso tra i vicoli di San Ferdinando. Il presunto assassino sarebbe il nipote della vittima
Ha solo 22 anni il ragazzo che avrebbe sparato ed ucciso Gennaro Verrano il 38enne che ha perso la vita venerdì scorso in via Trinità degli Spagnoli nel cuore dei vicoli che sovrastano via Toledo. Come riportato da Il Roma, si tratterebbe di F. V. classe 1994 e anche lui dei Quartieri Spagnoli, residente in vico Tre Re a Toledo. L’uomo però non è stato ancora arrestato dai carabinieri perché attualmente irreperibile. Secondo quanto appreso da VocediNapoli.it, il giovane 22enne avrebbe addirittura un rapporto di parentela con la vittima. Infatti il ragazzo sarebbe il nipote di ‘Iennaro. In realtà i militari sarebbero già da due giorni sulle sue tracce, da quando sarebbe stata esclusa la matrice camorristica dell’agguato e sarebbe stata seguita la pista del movente personale. Del resto l’avvocato difensore della vittima, Riccardo Ferone, contattato da VocediNapoli.it, ha dichiarato che Verrano non aveva alcun precedente per associazione o reati per droga. Tuttavia, anche il legale ha dichiarato di non essere a conoscenza del fermo del 22enne.
Inizialmente, secondo le prime indiscrezioni, Verrano (pregiudicato arrestato per furto nel 2016, dopo che si era reso latitante per un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalle autorità belghe) sarebbe stato vittima di un omicidio di camorra. L’ipotesi, se verificata, avrebbe presagito lo scoppio di una possibile guerra all’interno dei Quartieri Spagnoli, territorio orfano dell’egemonia del clan Mariano e la cui gestione delle attività illecite sarebbe divisa tra più gruppi criminali: da una parte gli eredi dei ‘Picuozzi che starebbero tentando di riorganizzare il proprio sodalizio, dall’altro il cartello dei Ricci–Saltalamacchia e nel mezzo la famiglia Terraciano da sempre dominante nella zona delle Chianche (area a ridosso di piazza Carità).
Invece secondo alcune ricostruzioni più dettagliate e già riportate sabato da VocediNapoli.it, la morte di Verrano non avrebbe nulla a che fare con il mondo della camorra né con quello dello spaccio di droga (seconda ipotesi al vaglio degli inquirenti). Il 38enne non è mai stato coinvolto nel traffico e vendita di sostanze stupefacenti, il suo business era quello degli orologi: rubava e rivendeva Rolex. Così come non centrano nulla le vicende in cui è coinvolto il figlio di Verrano, Francesco alias Checcolecco. Quest’ultimo, appena maggiorenne, sta scontando una pena detentiva per tentato omicidio, alla quale potrebbe presto aggiungersene un’altra per la morte di Mario Mazzanti avvenuta nel 2015.
Per questo sarebbero state determinanti per le indagini, sia le testimonianze raccolte dagli investigatori, che le immagini di alcune telecamere di video sorveglianza. In questo modo ha iniziato a delinearsi il profilo del presunto assassino. Dunque, ci sarebbe un violento litigio a fare da scenario all’agguato, una lite che F.V. avrebbe deciso di non perdonare addirittura vendicandola con il sangue. Vicenda che sarebbe ancora più drammatica considerando il vincolo familiare che legherebbe Verrano al suo carnefice. Così nel pomeriggio di venerdì, il giovane 22enne avrebbe raggiunto il luogo del delitto a bordo di uno scooter guidato da un complice. Appena individuato il suo obiettivo avrebbe sparato, colpendo Verrano con più colpi d’arma da fuoco ma senza ucciderlo. Infatti, il 38enne morirà poco dopo in ospedale al vecchio Pellegrini, dove era stato ricoverato con urgenza. Anche la poca precisione nello sparare avrebbe indotto le forze dell’ordine a battere altre piste oltre a quella criminale, infatti un killer esperto avrebbe freddato la vittima sul posto.
Nonostante non si sia trattato di un agguato camorristico i Quartieri Spagnoli sono tornati all’onere delle cronache per un’altra sparatoria dopo le stese avvenute nelle scorse settimane. Dalle voci di chi vive da sempre in quei vicoli è emerso uno scenario per il quale l’equilibrio criminale tra i piccoli gruppi esistenti nella zona è ancora forte e solido. In realtà il problema sarebbe un altro, quello riconducibile alle baby gang. Orde di piccoli criminali disposti a rovinare la propria vita e quella degli altri per niente. Ragazzini spesso minorenni ma già armati e pronti a sparare o sferrare coltellate al primo screzio. Questo fenomeno sta dimostrando una teoria, quella dell’inesistenza di un gruppo camorristico dominante. Paradossalmente, in assenza dello Stato, chi vive nei Quartieri sta rimpiangendo proprio questo, per la serie “si stava meglio quando si stava peggio“.
