Il tatuatore, colpevole di aver offeso Vincenzo Noviello nipote di Cesare Pagano, è stato ucciso nel 2010 a Casavatore
Gianluca Cimminiello ha pubblicato sui social network un fotomontaggio che lo ritraeva insieme all’ex attaccante del Napoli Ezequiel Lavezzi. Un immagine che ha fatto il giro del web e che ha dato molta visibilità al tatuatore di Casavatore. Il Pocho era molto amato dai tifosi azzurri e per Cimminiello è stato un gran vanto “disegnare” sul corpo dell’argentino. Peccato che la cosa non è affatto piaciuta ad un suo concorrente, un certo Vincenzo Noviello parente di Cesare Pagano boss degli Scissionisti.
Il nipote di ‘Cesarino non ha potuto accettare quello smacco quindi si è recato con i suoi uomini presso il negozio di Cimminiello che a sua volta si era tutelato, chiedendo “protezione” ad alcuni amici del quartiere che avevano dei rapporti con i “piani alti”, ma avversi a quelli degli Amato–Pagano. Ne è nata una violenta rissa che ha visto uscire vincitore proprio Cimminiello, tra l’altro esperto di arti marziali. Quel giorno, a sua insaputa, il giovane tatuatore aveva firmato la sua condanna a morte.
Il 2 febbraio del 2010 un commando mandato a Casavatore dall’ex boss Arcangelo Abete, composto da Vincenzo Russo detto ‘o Luongo e Ciro Abrunzo, si è recatpo presso il locale di Cimminiello per dargli una lezione. Russo lo avrebbe attirato fuori dal locale e Abrunzo gli avrebbe sparato. La giovane vittima non sarebbe dovuta morire, ma il killer invece di mirare alle gambe ha puntato dritto al petto. Con questo delitto Abete ha ripagato un debito che aveva contratto con Pagano per un carico di cocaina.
Come riportato da Il Roma, questa è la nuova versione dei fatti che ha segnato una svolta nelle indagini in corso da parte della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia). A confessarla agli inquirenti ci ha pensato Gennaro Notturno ‘o Sarracino, ultimo pentito illustre della faida di Scampia. Fino ad oggi si pensava che l’assassino di Ciminiello fosse stato il ras Raffaele Aprea. Abrunzo detto ‘o Cinese è stato poi ucciso a Barra nel 2012, vittima di un agguato che secondo il pentito Carmine Cerrato alias ‘Tekendò è stato commesso da Franco Bottino ‘Mustafà. Quest’ultimo era un fedelissimo del giovane boss Mariano Riccio.
