Non solo tattica e geometria, l'allenatore del Napoli stupisce sempre per le sue dichiarazioni. Ascoltarlo vuol dire conoscere la verità sul Napoli
Come non amare quest’uomo. Un giornalista dovrebbe essere sempre al di sopra delle parti e mantenere una linea di pensiero quanto più oggettiva possibile. Ma è impossibile farlo con Maurizio Sarri. L’allenatore del Napoli è una persona così trasparente e sincera che è impossibile restare inermi di fronte alle sue dichiarazioni. Il tecnico azzurro non lo manda certo a dire, non ha peli sulla lingua ed aiutato dalle meraviglie ottenute sul campo di gioco, è riuscito a mantenere un equilibrio perfetto per quanto riguarda il rapporto tra media e società.
Ne abbiamo avuto un ennesimo esempio nelle parole pronunciate da Sarri prima e dopo la partita contro il Feyenoord. Adesso l’allenatore è completamente a suo agio con la stampa, è definitivamente padrone della scena. Le risate durante la conferenza pre partita con Jorginho ne sono la dimostrazione. La scorza fatta da un mix che comprende un pizzico di presunzione e antipatia, non è altro che un semplice guscio. È lo stesso Sarri a dare la possibilità a tutti di scorgere attraverso le tante fessure di questa crosta la realtà del Napoli. Nessun bluff, il re è nudo, la verità è li a portata di mano. È nei gesti e nelle parole di un uomo di 58 anni, nato a Bagnoli figlio di operai e cresciuto nella provincia di Arezzo. Una persona che senza “spintarelle” è arrivato dall’Eccellenza alla Champions League. Insomma se fossimo negli Stati Uniti Sarri rappresenterebbe l’essenza del Sogno Americano.
Sarri è una brava persona, è un professionista. Ha conquistato il rispetto dei suoi giocatori perché emana un’aurea di genitore-amico che sa comprendere, punire ed esaltare i suoi uomini con i tempi e modi giusti. Mai un clamore, mai qualcosa fuori posto, i panni sporchi si lavano in casa propria. Con la sua “ciurma” il timoniere dei partenopei ha costruito una corazzata che esprime uno dei più bei giochi d’Europa. Ha messo insieme gli interpreti giusti, senza top player. Anzi, i suoi giocatori lo stanno diventando grazie a lui e con la maglia azzurra addosso. I ragazzi si divertono, ridono, corrono e pressano per ’90 minuti, cercano sempre il palleggio, si abbracciano. Un gruppo unito e coeso che è guidato con saggezza e spregiudicatezza verso obiettivi non per forza improbabili.
Ma torniamo alle cose dette da Sarri ai giornalisti, su cui dobbiamo soffermarci, perché siamo di fronte ad un genio della comunicazione. Perché? Semplice, nell’era della post verità, del confondere le notizie vere da quelle false, nell’era del complottismo Sarri ha spiazzato tutti con una strategia elementare ma difficile da attuare: dire la verità. Reina, il mercato, la squadra, le prospettive e gli obiettivi del club, la gestione dell’organico, il rapporto con i tifosi, la mentalità dei giocatori. Qui sono riportate le parole integrali dell’allenatore del Napoli su questi che sono i temi più caldi che riguardano la società azzurra. Leggete e godetene tutti.
Durante la conferenza stampa alla vigilia della sfida di Champions League contro il Feyenoord.
REINA- “Reina sta facendo benissimo. Ha preso gol sul suo palo, ma non è che se lo prendeva dall’altro lato cambiava qualcosa. E’ un po’ un luogo comune quello che il portiere non possa prendere gol sul suo paolo. La situazione era difficilissima, la barriera era lunga, i primi due si sono inchinati e quando ha visto la palla era ormai lontano metri. Poteva invece fare il paraculo e mettersi tutto sul suo palo, ma se avesse fatto così 8 volte su 10 avrebbe preso gol sull’altro. Ha preso un gol da uomo, non da paraculo“.
IL TURN OVER- “I luoghi comuni sono difficili da combattere. Vidi una schermata che dimostra che siamo la squadra che ha impiegato più giocatori e che ha meno calciatori sopra i 400 minuti. Vuol dire che cambiamo, ma il luogo comune continua a dire che Sarri non cambia“.
IL MODULO, MILIK, E OUNAS- “La cosa che mi dà più rabbia è che sabato abbiamo fatto 10 minuti di grande livello col 4-2-3-1, ed è un’alternativa che ora perdiamo. Callejon come prima punta credo che dia grandi garanzie, se pensiamo ai sei minuti di recupero che ha fatto conquistando tre punizioni. Ounas è un potenziale, non ci dà ancora garanzie perchè non è del tutto inserito nel nostro modo di giocare, è molto istintivo. Ma le caratteristiche per essere una bella ‘rottura’ ce le ha tutte“.
IL MERCATO E L’ATTACCO- “Ti sembro il presidente o il direttore sportivo? Non ho venduto nessuno. In ogni caso è ipocrisia far fare 70 partite all’anno e poi bloccare le liste UEFA, era inutile avere più giocatori se poi non li puoi utilizzare. Il discorso Milik si può fare anche ai terzini, che sono quattro per due ruoli. Poi va capito con quale voglia un giocatore sarebbe rimasto a fare la terza punta. E’ un problema per ogni squadra: se a Icardi o Higuain capita un infortunio, e spero che non capiti mai, le loro squadre andrebbero in difficoltà“.
Dichiarazioni post partita dopo la vittoria europea per 3-1 contro gli olandesi
RIMONTE E MENTALITÀ- “Di fronte agli episodi negativi la squadra ha mostrato di avere reazioni caratteriali forti, spero di portarci dietro tutto l’anno questa caratteristica. Bisogna avere anche la maturità nel non concedere gol agli avversari. Noi abbiamo regalato un gol ed un rigore. E’ una maturità non globale per ora“.
OBIETTIVO CHAMPIONS- “A portata di mano no, è un obiettivo perseguibile, ma non facile. Siamo dietro, c’è da recuperare. Non è facile“.
OBIETTIVO CAMPIONATO E TIFOSI- “Se col Benevento facciamo 50mila spettatori ed in Champions meno è qualcosa che si annusa. E’ vista come una festa, ma con poche possibilità di andare avanti. E’ un errore, se vogliamo diventare una squadra forte ed importante questo è un palcoscenico da onorare“.
Devo ammetterlo, quando Sarri è diventato l’allenatore del Napoli mi sono accodato ai tanti tifosi delusi che si sarebbero aspettati un nome diverso per la panchina azzurra dopo l’addio di Rafa Benitez. Un tecnico con un curriculum poco importante, la terza scelta del Presidente Aurelio De Laurentiis che avrebbe voluto Unai Emery o Siniša Mihajlović. La tuta, le sigarette, il filtro delle bionde mangiucchiato e assaporato durante le partite. Ebbene si, Sarri non mi andava a genio, non mi piaceva. L’avevo giudicato male, identificandolo in quella provincialità che spesso caratterizza la nostra città, la nostra squadra e il nostro tifo. E invece chapeau! Fortunato ADL, fortunati noi. Sarri ha ribaltato tutto con umiltà e lavorando sodo. L’allenatore del Napoli restando sempre se stesso ha trasformato in punti di forza quelle caratteristiche che tanto facevano dubitare di lui. Forse per questo mi è entrato nel cuore, perché è stato in grado di farmi cambiare idea. E non c’è cosa più bella, di quella di vedere abbattuto un pregiudizio. In questo caso ricredermi è stato per me come una manna dal cielo. Ora difficilmente potrò tornare indietro, anche se il Napoli (e qui da buon napoletano faccio gli scongiuri) non dovesse vincere. Soprattutto perché adesso quella tuta e quei filtri delle sigarette li adoro, mentre Sarri che siede sulla panchina azzurra con addosso una giacca proprio non riesco ad immaginarlo.