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D&G-Napoli dall’amore all’odio in pochi click

Lo stilista è coinvolto in una spiacevole polemica in cui sono protagonisti la città, i napoletani e il nostro giornale

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli“, era il 10 giugno del 2015 quando il Maestro Umberto Eco ha pronunciato queste parole in occasione del conseguimento della Laurea ad Honoris in Comunicazione e Cultura dei media a Torino.

Le parole del filosofo e scrittore hanno suscitato diverse reazioni, contrapponendo i due classici schieramenti: gli apocalittici e gli integrati. Due compagini abbastanza ideologiche che sono pro o contro un argomento (in questo caso i social media), a prescindere, senza essere in grado di valutare le diverse sfumature che ogni confronto e dibattito fornisce. Lo stesso è accaduto negli ultimi giorni sulla questione relativa allo spot di Dolce & Gabbana girato a Napoli con i divi della famosa serie Game of Thrones, ovvero Il Trono di Spade.

Troppo folklore, troppi cliché, l’esaltazione dei luoghi comuni: la pizza, il mandolino, il babà, la donna con i bigodini, lo scugnizzo. Tutto ambientato nei vicoli della città in cui passeggiano i bellissimi attori hollywoodiani Emilia ClarkeKit Harington. Questi sono stati gli elementi che hanno fatto infuriare una parte del popolo napoletano che ha “preso d’assalto” una delle bacheche social degli stilisti, per pubblicare i propri commenti contrari alla pubblicità.

Ma spesso si dimentica che i social sono diventati, non solo, una vera e propria estensione della realtà, ma anche dei veri e propri media con i quali questa realtà viene amplificata. Ciò avviene anche ad una velocità piuttosto impressionante. Ecco perché nel momento in cui il Gabbana della coppia D&G ha risposto con commenti più che coloriti nei confronti di questi utenti, generalizzando poi con tutto il popolo napoletano, si è scatenato il putiferio.

VocediNapoli.it da giornale non ha potuto fare a meno di riportare come cronaca questa vicenda, finendo anche lui nel ciclone delle offese lanciate dallo stilista, con tanto di messa bene in vista del nome della collega che ha “osato” scrivere l’articolo. Fatto che le è costato una sorta di “messa all’indice” compensata dai tanti messaggi di solidarietà nei confronti della stessa collega e del giornale. Il problema è che qui non si è compresa la vera questione: gli utenti hanno espresso il loro giudizio su un prodotto pubblicitario senza offendere nessuno. Se qualcuno lo avesse fatto credo che un marchio come quello di D&G abbia a sua disposizione la forza legale per contrastare qualsiasi attività lesiva alla propria immagine.

Presumo che in questo caso sia stato meglio utilizzare un’altro tipo di strategia, ad esempio, quella dell’indifferenza. Invece, lo stilista ha deciso di rispondere offendendo palesemente la città e il suo popolo. VocediNapoli.it ha ripreso tutto questo, nient’altro. Ma nell’epoca della post verità e dell’analfabetismo funzionale è difficile far passare un messaggio nella sua purezza, senza che esso venga frainteso o mal interpretato.

Ancora ricordo quando mesi fa si è osato criticare i modi con i quali è stata organizzata la sfilata di Dolce & Gabbana al centro storico di Napoli. Si era marchiati di essere anti napoletani, di non volere il bene della città e di criticare qualsiasi cosa venga fatta per tentare di risollevare l’immagine della città. Come se una città bella come questa abbia bisogno di migliorare sulla sua estetica. Al massimo ha bisogno che essa non venga imbruttita. Passa del tempo e la medaglia dell'”Orgoglio partenopeo” ha mostrato l’altra sua faccia. Adesso nel mirino ci sono gli stilisti che si sono permessi di offendere la città.

Io non sono un grande estimatore di questo estremismo che caratterizza la mentalità del popolo napoletano, tuttavia da questa vicenda credo che debba emergere solo un aspetto: Napoli e la sua gente devono maturare e crescere. Andare oltre, dismettere i panni della città provinciale. Esaltare ed andare fieri del proprio passato, della propria storia e cultura, senza però usarli per nascondere i propri limiti e difetti. Questi ultimi vanno tirati fuori, vanno messi al centro dell’agenda politica della città e soprattutto vanno risolti. Così, magari, alla prossima sfilata o spot di un qualsiasi altro marchio di moda, non saremo noi a dover ringraziare loro e viceversa, ma insieme potremmo affermare: “Grazie di aver scelto Napoli“, “Grazie a voi per aver accolto il nostro marchio“.

E allo stesso tempo, a chi non interessa nulla di tutto ciò, sia consentito – ad esempio – di prendere un mezzo pubblico senza ore di attesa, senza imprevisti, insomma in modo normale e ordinario. Ecco questo, per ora, a Napoli rappresenta un fenomeno straordinario ed è questo che deve migliorare, per comunicare un’immagine positiva a 360° della città.