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Da piccolo sognavo i supereroi, ho capito che esistono quando da grande ho visto i Vigili del fuoco

Le vedi nei fumetti e al cinema, poi guardi in tv quegli uomini che scavano tra le macerie e capisci che non c'è bisogno di maschera e costume

Ho visto e rivisto i video e le immagini del salvataggio dei tre fratellini di Ischia. Ne sono rimasto molto colpito e sicuramente non sono stato il solo. In realtà è dall’11 settembre del 2001 che abbiamo “scoperto” il valore dei Vigili del fuoco. Addirittura la Marvel, grande casa editrice statunitense, di fumetti dedicati ai super eroi (i creatori di Spiderman, X-Man, Fantastici 4, Vendicatori, per intenderci), ha realizzato delle tavole ad hoc che hanno paragonato quegli uomini ai personaggi da loro ideati.

Tuttavia quello che davvero mi è rimasto impresso sono stati i dialoghi. Quello che i Vigili del fuoco hanno detto a Ciro, il più grande dei fratelli che avrebbe anche salvato e rassicurato i due più piccoli. Il tono della voce e le parole utilizzate dai pompieri sono un misto di emozioni che hanno composto un quadro meraviglioso.

Determinazione, affetto, dolcezza, carisma, autorevolezza, qualità tramutate in sentimenti. Nel frattempo, ore ore a scavare sotto le macerie per non lasciare solo un ragazzino rimasto sepolto ma ancora vivo. Tutto senza sosta, per lasciare al quel giovane un barlume di speranza, una luce che illuminasse il buio di cui è stato vittima il povero Ciro.

Tutto accade in un contesto, come riportato da Il Fatto Quotidiano, in cui: “Solo a fine luglio il sindacato pubblicava i numeri dell’emergenza di quest’anno: sono raddoppiati gli interventi dei vigili del fuoco, passati da 24mila dello scorso anno agli oltre 45mila di questo. Mentre, nel quadro dell’emergenza incendi è triplicato il numero di interventi aerei che sfiora i 2mila, così come le ore di impiego della flotta aerea. Simbolico il numero dei lanci effettuati da elicotteri e Canadair: circa 21mila, sempre nel periodo giugno-luglio, rispetto ai 7.300 registrati nello stesso periodo del 2016“.

Ha dichiarato Riccardo Boriassi, portavoce del sindacato Conapo: “Con le ultime tranche di assunzioni, mancheranno ancora circa 3.500 risorse. Ad aggravare la situazione ci ha pensato il turn over limitato, che fino al 2015 si è fermato al 55%. In poche parole, per ogni 100 vigili del fuoco che sono andati in pensione se ne potevano assumere solo 55. E oltre a contenere la disponibilità di uomini, questo limite ha stoppato anche il ricambio generazionale. L’età media di un vigile del fuoco italiano, spiegano i sindacati, supera ormai i 50 anni“.

Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato Conapo, ha rincarato la dose: “Come se non bastasse, dal 2009 il contratto dei vigili del fuoco è bloccato. Rispetto ad altri corpi dello Stato i Vigili del fuoco prendono meno soldi. In media si tratta di 300 euro mancanti. Su questo la legge di Stabilità ha previsto per il rinnovo uno stanziamento di 300 milioni di euro, che i sindacati ritengono insufficiente, in quanto pari a un aumento di circa 5 euro al mese per lavoratore. Quanto agli straordinari, siamo ancora in attesa dei pagamenti per quelli fatti durante l’Expo. Inoltre, i “discontinui”, poi, non saranno più richiamati in servizio

Invece, per quanto riguarda i mezzi a disposizione: “Le nuove autopompe sono state consegnate senza allestimento – prosegue il sindacalista – Mancano cesoie, fiamme ossidriche, manichette, tubi, lance. Ogni volta dobbiamo recuperarle da altri mezzi. A Roma la situazione delle autoscale è gravissima. Hanno tutte più di dieci anni di anzianità, con picchi di 32 anni, non sono più idonee a garantire il soccorso. E sono poche: nel territorio del comando di Roma, ce ne sono solo cinque rispetto alle otto previste. Ci hanno promesso l’acquisto di nuovi mezzi, ma non abbiamo certezze sulle tempistiche”.

Insomma ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale, dove chi salva delle vite si trova in un clima professionale poco stimolato e retribuito. Stiamo parlando di uomini la cui umanità li rende davvero super. Parliamo di uomini che quando ricevono apprezzamenti e congratulazioni, rispondono umilmente: “Abbiamo fatto ‘solo’ il nostro dovere”. Una normalità straordinaria e resa allo stesso tempo banale dalle istituzioni.