Dallo scorso 24 maggio non si hanno più notizie di Rosa Di Domenico, la 15enne di Sant’Antimo, comune a nord di Napoli. I genitori da mesi attendono sviluppi investigativi ma, nonostante le denunce presentante, non è stata avviata nessuna indagine.

Lo scorso luglio il gip del tribunale di Napoli, Giovanna Cervo, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura partenopea dopo le denunce contro ignoti presentate dalla famiglia, assistita dall’avvocato Maurizio Lojacono, imponendo nuove indagini e l’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di pornografia minorile di Alì Quasib, il 28enne pakistano residente fino a qualche mese fa a Brescia, che secondo le denunce dei genitori avrebbe plagiato Rosa.
In attesa di sviluppi investigativi, i genitori di Rosa avrebbero deciso di avviare personalmente le ricerche. Secondo quanto riporta il Giornali.it, in un articolo a firma di Simone Di Meo, la famiglia di Rosa è pronta a sacrificarsi e ad offrire 10mila euro a chi fornirà informazioni utili. Una decisione – si legge nel’articolo – presa perché “si sentono traditi dallo Stato, al quale avevano implorato di ritrovare la figlia e di punire chi l’aveva rapita, e come nel Far West dove la giustizia era un fatto personale da perseguire coi propri mezzi hanno messo una taglia di 10mila euro”.
Rosa è stata adescata via social da Alì Quasib che con il passare delle settimane è riuscito ad ottenere la fiducia della giovane tanto da farle leggere il Corano e costringerla a indossare il velo e a inviare foto a sfondo sessuale. Lo stesso Alì – scrive Il Giornale – avrebbe poi costretto Rosa “a subire umiliazioni e vessazioni con un gruppo di amici in un garage di un paesino vicino (è accertato che Ali l’abbia raggiunta da Brescia con alcuni connazionali) e a iniziare un percorso di radicalizzazione, che potrebbe essersi concluso con la sua conversione e il trasferimento in una nazione islamica”.
