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Va a Firenze per lavoro, giovane napoletano costretto alla fame

La vicenda riportata da un quotidiano napoletano, dopo che il protagonista si è recato all'ex Opg per ricevere assistenza legale gratuita

Il colloquio lo avevo sostenuto a Napoli per lavorare in una struttura qui in città. Poi, visto che parlavo inglese e avevo già esperienza nel campo, mi hanno chiesto se ero disposto a trasferirmi a Firenze, dove avevano carenza di personale“, inizia così il racconto di un giovane napoletano di 27 anni che come riportato da Il Mattino, è stato il lo sfortunato protagonista di una storia davvero spiacevole.

Continua il 27enne: “Mi son detto che in fondo Firenze è una bella città, vivibile, dove sicuramente si lavora meglio. E poi con il treno non è troppo distante da casa. Una volta arrivato mi rendo conto che sul posto di lavoro sono l’unico a parlare italiano e che i miei colleghi sono tutti immigrati. Poi ho scoperto che alcuni di loro erano senza documenti. Insomma, una situazione d’irregolarità diffusa che riguardava anche la mia posizione. Infatti, mi dicono che devo fare turni di otto ore per sette giorni a settimana e che la paga è di 600 euro a mese, ovviamente in nero. Faccio presente che gli accordi presi a Napoli non erano quelli, ma mi assicurano che dal secondo mese in poi il mio stipendio sarebbe salito a mille euro“.

Per quanto riguarda l’alloggio: “Mi avevano sistemato in una stanza con altri letti e un sacco di roba dentro. Un ambiente usato anche come deposito per la spazzatura e dove c’era un caldo asfissiante. Una cosa incivile“. Così dopo due mesi, “L’aumento l’ho avuto, ma ammontava a 20 euro per arrivare a 620, altro che mille euro. E a quel punto mi sono licenziato e sono tornato a casa. Oltretutto, l’ostello era tutt’altro che economico con tariffe che arrivavano a 100 euro a notte e camerate che da dodici letti passavano a ventiquattro con giochi di magia. Mentre io e i miei colleghi venivamo sfruttati: stipendi da fame, tenuti senza contratto e alloggiati in una situazione igienico-sanitaria disastrosa. Io me ne sono andato, ma loro sono ancora là, perché non tutti possono permettersi di rinunciare a un lavoro anche se a queste condizioni indegne