Il Partito Radicale ha promosso questa iniziativa per l'affermazione dello Stato di Diritto
Amnistia, riforma strutturale della giustizia, affermazione dello Stato di Diritto, separazione delle carriere tra magistrati e giudici terzi, le consuetudinarie visite nelle carceri e la raccolta per le iscrizioni al Partito Radicale. C’è tutto questo nel grande bagagliaio degli obiettivi presenti nel furgone che ha accompagnato i rappresentanti radicali per ben due viaggi nel Sud dell’Italia, in quell’iniziativa denominata la Carovana per la Giustizia. Un tour che ha visto svolgere la sua prima parte in Calabria per poi ripartire questo mese d’agosto da Napoli per la Sicilia. Non è un caso che i territori toccati dai carovanieri radicali siano in quelle regioni martoriate da politiche inefficaci per contrastare un diffuso stato di illegalità e disagio sociale, fenomeni che stanno portando allo scoppio (letteralmente parlando) di una nuova crisi delle nostre carceri, che vede realizzarsi proprio nel nostrano penitenziario di Poggioreale un nuovo e drammatico sovraffollamento.
I temi della battaglia radicale sono quelli portati avanti dal loro defunto leader Marco Pannella che ha chiesto ai suoi compagni di “Non mollare“. Pannella non si è mai risparmiato fino al suo ultimo giorno per tematiche di spessore come la libertà ed il diritto, allo stesso modo il Partito Radicale sta cercando di continuare sul medesimo percorso. Ma le difficoltà sono tante: gli scarsi mezzi, le risorse economiche precarie, nessuna forza parlamentare e una censura mediatica da fare invidia ai tempi del Medioevo. Tuttavia quei testardi dei radicali continuano ad entrare ed uscire dalle carceri, ad affollare le piazze di paesi e città, cercando di far sentire la loro voce e quella di coloro che da sempre difendono: gli ultimi, cioè persone messe ai margini della società. Tra i militanti che hanno partecipato alla Carovana, anche molti rappresentanti dell’associazione radicale e napoletana Pennabianca.
Ma l’obiettivo politico che c’è sullo sfondo è ancora più impegnativo oltre che decisivo: il raggiungimento dei 3000 iscritti al Partito entro il 31 dicembre di quest’anno. Senza di essi, così come stabilito dalla mozione votata a maggioranza al Congresso che si è svolto presso il carcere di Rebibbia a Roma, il Partito Radicale sarà liquidato. Insomma un all in per usare un gergo pokeresco, un dentro o fuori per utilizzare un’espressione a noi più comune. Tuttavia valori come quelli della giustizia e del diritto non dovrebbero essere messi su di un tavolo da gioco, essi dovrebbero rientrare in modo naturale nell’agenda politica del governo. Purtroppo ci sono solo i radicali a ricordarcelo e adesso è il momento per tutti coloro che credono e si riconoscono in queste argomentazioni di ricambiare, sostenendoli e aiutando il Partito Radicale. Oppure il rischio di vedere che tutto vada perduto a partire dal 1° gennaio 2018 è molto reale, e a quel punto guai a chi si lamenterà sul fatto che in politica non funziona nulla e che i nostri rappresentanti (da noi legittimamente votati) non fanno niente per migliorare le cose nel nostro paese.
