Mia madre è tornata a casa con l’aria un pò frastornata, mi guarda e mi dice con tono triste, “Andrè non sai che è successo“, a quel punto puoi aspettarti di tutto, l’avranno scippata (no, la borsa è con lei), sarà caduta (i vestiti non sono sporchi), sarà successo qualcosa alla zia anziana (mi avrebbe avvertito prima). Per fortuna nulla di tutto ciò, eppure una “pugnalata” stava per arrivare: “Ha chiuso il panettiere“. Se fossimo in un film al pronunciarsi di queste parole sarebbe corrisposto un tuono fortissimo, di quelli che fanno accapponare la pelle. Insomma non possiamo più acquistare il pane da Antonio e Luigi, i maestri del forno, quelli che per decenni hanno nutrito le famiglie dei Quartieri Spagnoli (e non solo) e colorato le tavole di moltissimi napoletani.
La tragedia si è sommata ad un altro evento nefasto, la chiusura della storica macelleria di famiglia avvenuta circa due mesi fa. Insomma come un dito nella piaga, una ferita ancora aperta e che continua a sanguinare. Niente più pane, niente più carne, nessuna chiacchierata con i rispettivi commercianti, niente più odori, basta discorsi delle signore anziane che ti spiegano come cucinano quella o quest’altra ricetta. Bhe, in fondo solo alla morte non c’è rimedio e mia madre già si è organizzata di conseguenza, ma la perdita c’è stata e si sente.
Quest’ultima si è rivelata ancora più dolorosa nel momento in cui ho saputo che al posto della macelleria aprirà un centro scommesse. Voi non avete idea cosa voglia dire avere un centro scommesse vicino casa quando vivi in un quartiere popolare. È come una calamita, un magnete che attrae quello che c’è di peggio in questi vicoli. Non faccio di tutta un’erba un fascio, assolutamente, ma si tratta dei personaggi più loschi, quelli peggiori, quelli che arrivano sfrecciando in sella ai propri scooter lasciandoli in mezzo alla strada come capita, si proprio loro. È una vera e propria colonizzazione, un fenomeno silenzioso che negli ultimi anni ha allontanato le realtà commerciali pulite per lo sviluppo di queste altre. Oggi non so quanti siano i centri scommesse ai Quartieri Spagnoli, ma nell’ultimo periodo c’è stata una vera e propria proliferazione. Ma chi rilascia le licenze? Quali sono i requisiti per ottenerle? Questo io non lo so, ma mi basta osservare come questi posti sono frequentati, per comprendere che avrei preferito guardare Don Antonio e la sua carne piuttosto che schermi e fogli con le “bollette”.
Ma queste attività, si sa, o si tramandano di padre in figlio o devono essere in grado di rinnovarsi e sia per la macelleria che per la panetteria, questo non è successo. Le voci che girano per i vicoli su queste due vicende sono molteplici, alcune vanno a fondo su alcuni aspetti privati dei commercianti e dei ragazzi che lavoravano con loro. La verità, tuttavia, la conoscono solo i diretti interessati, nel frattempo mi auguro che al posto del fornaio si apra un altro negozio, nuovo, accogliente e profumato. Spero che il mio auspicio non resti un sogno, ma le probabilità dell’abbandono o della nascita di un altro centro scommesse sono, purtroppo, sempre più alte.
