“Non esiste nessun ‘sistema Romeo'”, “La ‘Romeo Gestioni’ può partecipare a gare pubbliche d’appalto“. La prima sentenza l’ha espressa la Corte di Cassazione, la seconda i giudici del Tribunale di Roma. I due verdetti sono arrivati dopo un pò di giorni che Alfredo Romeo è stato scarcerato e condannato a scontare la sua pena preventiva ai domiciliari. Il prossimo obiettivo dei suoi bravissimi avvocati sarà ottenere la scarcerazione piena e visto l’andazzo di una vicenda più che grottesca, non è affatto improbabile che ci riescano.
Ma riassumiamo brevemente la storia Consip di cui l’imprenditore napoletano è il diretto protagonista. Secondo l’impianto accusatorio di ben due procure, quella di Napoli e quella di Roma, Romeo è il grande corruttore di Marco Gasparri alto dirigente di quest’ente legato al Ministero del Tesoro e che gestisce appalti pubblici da milioni di euro. Secondo i magistrati l’obiettivo di Romeo e delle sue tangenti è quello di volersi aggiudicare il maxi appalto europeo da 2,7 miliardi di euro per l’affidamento di servizi nella pubblica amministrazione, denominato Fm4. Le indagini aprono il vaso di Pandora: sono coinvolti altri politici come il Ministro Luca Lotti, è chiamato in causa il papà del Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, viene indagato sempre per corruzione un funzionario del Tribunale di Napoli. Ma la macchia si allarga, il protagonismo mediatico di alcuni personaggi legati al mondo giudiziario sconfina ed ecco il primo e grande passo falso: è emerso che i vertici del Noe avrebbero falsificato le intercettazioni che hanno messo in mezzo alla vicenda Tiziano Renzi, padre dell’ex Premier. E proprio sul tema intercettazioni è pronta una vera e propria battaglia su di un provvedimento di legge al vaglio del Parlamento (che ancora deve pronunciarsi in merito e chissà quando lo farà).
A quel punto apriti cielo, si è inasprito ancora di più il palese conflitto tra politica e magistratura e come se non bastasse la Procura di Napoli e quella di Roma si sono scontrate sulle procedure di indagine (ma a questi scontri in seno al mondo giudiziario siamo abituati, basta guardare come è andata a finire all’interno del Csm dopo l’elezione di Giovanni Melillo a procuratore capo di Napoli). Ecco, poi, la ciliegina sulla torta: la sanzione contro il P.m. Henry John Woodcock per una presunta fuga di notizie sull’indagine, con conseguente interrogatorio presso i propri colleghi romani. E mentre il caso si sgonfia, occupando sempre meno le pagine dei giornali, ecco che arriva puntuale la rivincita di Alfredo Romeo: dipinto da anni come il ‘diavolo corruttore‘, quest’ultimo è ancora innocente, senza che alcun processo l’abbia mai condannato. L’imprenditore napoletano è già uscito pulito da una vicenda passata, di qualche anno fa, dopo la quale ha anche impugnato una causa nei confronti del Comune di Napoli, ente pubblico per il quale la Romeo Gestioni ha per un certo periodo eseguito il censimento del patrimonio immobiliare. Come è andata a finire? Ovvio, Romeo ha vinto e il Comune ha perso. “Siamo orgogliosi di aver allontanato Alfredo Romeo dagli affari pubblici della città di Napoli” ha dichiarato spesso il sindaco Luigi De Magistris, dimenticando però, che non solo per la legge italiana l’imprenditore è innocente, ma che ad oggi il Comune da lui amministrato ha una deficitaria se non inesistente gestione del proprio patrimonio immobiliare. Ricchezza di cui noi cittadini non possiamo usufruire a causa delle incapacità e dei fallimenti amministrativi che caratterizzano questa amministrazione che continua ad essere costantemente a rischio di dissesto finanziario.
Insomma, o Romeo è un “Demonio travestito da volpe” con al seguito avvocati competenti e geniali, o chi conduce le indagini è incompetente. Oppure, e questa è un’ipotesi ancora più grave, esistono dei poteri forti che hanno utilizzato l’imprenditore napoletano per smuovere alcune acque e dare fastidio a certe sfere politiche. Il famoso corto circuito tra politica, giustizia e mondo dei media che andrebbe regolamentato è impazzito. In fondo da noi è molto facile rovinare l’immagine di qualcuno sbattendolo in galera e sulle prime pagine dei giornali senza che sia stato fatto un regolare processo. È difficile dopo chiedergli scusa e ripagarlo dei giorni trascorsi in cella e dei danni che la sua vita pubblica e privata hanno subito. In Italia non ci sono le teorie del complotto o la fantapolitica, per il semplice fatto che nel Belpaese tutto è possibile.