Chi vive Napoli sa bene che il contrabbando di sigarette è tutt’altro che in bianco e nero. E’ una realtà a colori quella che da qualche anno sta riprendendo il sopravvento sulle bancarelle e per i vicoli della città. Ma nell’immaginario di molti il contrabbando di sigarette resta il segno del dopoguerra, immortalato da quel film di De Sica il cui titolo sembra una premonizione: Ieri, Oggi e Domani. Una meravigliosa Sofia Loren interpretava Concetta Muccardi, la contrabbandiera più famosa di Napoli.
Si era appena usciti dal ventennio fascista. Un periodo in cui la camorra preferì rimanere sottotraccia, per scelta e per imposizione. Con l’arrivo degli americani di stanza a Napoli le cose cambiarono. A chi sapeva ingraziarseli con le dovute casse di liquore Strega gli americani dispensavano generosamente tutte le loro provviste, per lo più cibo in scatola e sigarette. Sulle sigarette, in particolare, la camorra imbastì una rete ramificatissima di contrabbando.
Forcella diventò il centro del nuovo paradiso. Da lì si irradiava ogni benedizione a basso costo, e attraverso percorsi più o meno noti, più o meno esposti, più o meno fantasiosi, finiva sulle bancarelle di tutta Napoli, per poi slanciarsi verso le province e le regioni. Cosa spinse De Sica a girare un film come Ieri Oggi e Domani? La volontà di denuncia? Il tentativo di stimolare una presa di coscienza collettiva? No. Il folklore.
Il contrabbando a Napoli non poteva non distinguersi. Non era raro nel dopoguerra imbattersi in tantissime mamme che allattavano i propri bambini senza che nessuno riuscisse mai a vederli in faccia. Non si trattava di deformità, pelli delicate impossibilitate all’esposizione solare, figli della vergogna. Si trattava di sigarette. Quale poliziotto avrebbe mai potuto chiedere un’ispezione a una mamma mentre allattava?
Soprattutto a quei tempi. Per questa ragione le donne nel contrabbando diventavano assolute protagoniste. Per la loro “inviolabilità” in fase di perquisizione. Per la loro naturale propensione al commercio e al rapporto con i clienti. Perché le donne napoletane che prestavano i propri servigi alla camorra avevano attributi incontestabili. Perché gli acquirenti erano soprattutto maschi (le donne fumatrici erano poche).
E i maschi, specie i più benestanti, con il denaro potevano comprare sigarette speciali. Le sigarette “c’o sfizzio!”. Le donne che rivendevano pacchetti o stecche dietro bancarelle improvvisate dovevano essere in grado di passarla liscia con le forze dell’ordine. Per ovvie ragioni non potevano esporre la propria merce. Dovevano nasconderla. Tra i seni, stretta dai reggicalze, sotto la gonna. Il corpo della donna diventava un magazzino. Le sue mani l’intermediario tra il magazzino ed il cliente.
Se il cliente voleva acquistare le sigarette di contrabbando direttamente dal magazzino, doveva pagare una sovrattassa. Per infilare le mani sotto le camicette scollate, sotto la gonna, sotto le calze delle venditrici, ed estrarne sigarette, bisognava quindi essere parecchio benestanti. O nutrire insane passioni da retribuire profumatamente. Per lo “sfizio” non mancavano mai clienti.
Concetta Muccardi non è mai arrivata a tanto. Primo, perchè non era bella come Sofia Loren. Secondo, perchè, se si fece beccare dalla polizia ben sette volte, qualcosa nei nascondigli scelti non andava. Eppure, Concetta la contrabbandiera riuscì a non essere mai arrestata. Prelevata si, colta in flagranza di reato si, ma arrestata mai. Lo stratagemma scelto non era certo dei meno impegnativi. State a sentire.
Secondo la legge 146 del Codice Penale, una donna incinta non poteva essere messa in prigione. E puntualmente, ogni volta che la polizia prelevava Concetta Muccardi dalle sue illecite occupazione, la contrabbandiera rimaneva miracolosamente incinta. In altre parole, suo marito era un agrume, spremuto all’occorrenza con o senza il suo consenso. In un certo senso, se l’era meritato.
Si dice fosse uno sfaccendato che non aveva alcuna voglia di impegnarsi per portare denaro in casa. Non cercava nemmeno un’occupazione, e costrinse di fatto la moglie ad impegnarsi nel rischioso mestiere della contrabbandiera, per sfamare i figli. Ma i figli aumentavano ogni volta che Concetta veniva arrestata, e all’aumentare dei figli, aumentavano anche le bocche da sfamare, e la necessità di ricorrere ulteriormente ai mezzi illeciti di guadagno.
Sette volte Concetta costrinse il marito agli straordinari, per “provvedere alla famiglia”. Sette volte la polizia dovette riportarla alla sua numerosissima famiglia. Alla fine, l’inattesa notizia. Concetta Muccardi non poteva più avere figli. Nulla ostava tra lei e le forze dell’ordine. E allora, la nostra eroina finì in carcere? No, graziata dal Presidente Gronchi.
Finì per l’eroina, invece, la sua libertà. Alla veneranda età di 67 anni Concetta Muccardi si fece beccare dalle forze dell’ordine per aver distribuito eroina ad un’extracomunitaria. Un fatto che la riportò momentaneamente sulla cresta della cronaca, proprio quando il suo personaggio un tempo conosciutissimo, cominciava a tramontare col tramontare della sua generazione.
Oggi in pochi sanno chi è stata Concetta Muccardi, la contrabbandiera costantemente incinta. In pochissimi sanno che Concetta è morta all’età di 78 anni, nel 2001. Il figlio la ricorda come una donna forte ed incrollabile. E il papà? Parafrasando da un film di Totò: “Lo Stato m’è padre a me!”. Secondo Luigi Prisco, figlio di Concetta, suo padre è lo Stato: lui non sarebbe mai nato se non fosse stato per le leggi dello Stato. E ora è lo Stato che si deve occupare di lui. Tale madre, tale figlio.