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Napoli travolta dallo tsunami: il racconto di Francesco Petrarca

Tutti conoscono i due eventi più distruttivi della città: le eruzioni del Vesuvio e il terremoto degli anni ’80 che hanno messo in ginocchio Napoli nei secoli, ma in molti non sono a conoscenza di un altro fenomeno naturale che ha devastato la città partenopea. A quanto pare circa 700 anni fa il popolo all’ombra del Vesuvio è stato investito da uno tsunami, esattamente il 25 novembre 1343.

Il terremoto scatenò uno tsunami che distrusse navi e porti napoletani e lungo la costiera amalfitana, nonché vite umane. A descrivere l’evento catastrofico che sconvolse la Campania è stato un testimone d’onore: Francesco Petrarca nel suo quinto libro delle Epistolae familiares. Il sommo poeta si trovava a Napoli per conto di papa Clemente VI, per trattare la liberazione di alcuni prigionieri, la sua nave fu costretta a rientrare al porto e di questo evento egli informò subito Giovanni Colonna a cui precisò che: “il fenomeno non si poteva definire di Napoli ma universale, per tutto il mare Tirreno e per l’Adriatico“. Il poeta, per paura di morire, si rifugiò nel monastero di San Lorenzo insieme ad altre persone e così raccontò quei momenti drammatici: “e mentre tra le tenebre l’uno cercava l’altro nè si poteva vedere se non per beneficio di qualche lampo, cominciavamo a urtare l’un l’altro; e gettati tutti in terra non facevamo altro che con altissime voci invocar la misericordia di Dio”. Quando tutto ebbe fine Petrarca si recò al Porto e qui vide i corpi degli uomini morti e udì il rumore spaventoso del mare, rimanendone profondamente turbato.

Dopo la recente scoperta del Marsili nelle acqua la largo della Campania meridionale, si è ipotizzato che quel maremoto fosse avvenuto proprio a causa del vulcano sommerso. Infatti il Marsili ha una natura esplosiva e una sua eruzione potrebbe causare uno tsunami che in circa mezz’ora colpirebbe le coste campane e calabre, come dichiarato dal Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e dell’Ingv. Il professore Dramis conferma: “È una realtà  in merito alla quale ci sono diverse posizioni da parte degli studiosi. Ma il Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare”