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Il baby-boss che ha inguaiato gli Amato-Pagano. “Non andava a trovare la madre per non essere rimproverato”

Un’eredità pesante, un destino segnato quello di D.Amato, il giovane 16enne arrestato questa mattina dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e della tenenza di Melito perché ritenuto responsabile dell’organizzazione e dell’esecuzione materiale del duplice omicidio di due affiliati al clan Amato-Pagano, avvenuto lo scorso 20 giugno 2016.

Aiutato da altre due persone, identificate ma, al momento, a piede libero, quel giorno al quarto piano di un appartamento del parco Padre Pio di Melito, in via Giulio Cesare, andò in scena un agguato brutale di camorra. A perdere la vita furono Alessandro Laperuta, 32 anni, e Mohamed Nuvo, 30 anni, morto poco dopo in ospedale. Ferito da una pallottola al torace invece il giovane 16enne, soccorso e trasportato in ospedale, a bordo di un Tmax, dal suo guardaspalle. Nella corsa disperata verso il San Giuliano di Giugliano, quest’ultimo (figlio di un ras del clan, arrestato di recente) e il giovane Amato furono protagonisti anche di un incidente. Dalle indagini, condotte dalla procura per i minorenni di Napoli, Laperuta e Nuvo sarebbero stati puniti dal giovane baby-boss per dare l’esempio agli altri uomini della cosca: “Basta iniziative autonome“.

Il luogo del duplice omicidio avvenuto al quarto piano: impressionante la chiazza di sangue al secondo piano

D. Amato, che a dicembre compirà 17 anni ma è già padre, è il figlio di Pietro Amato (elemento fondatore del clan degli Spagnoli, stroncato da un infarto in terra iberica negli anni passati) e di “zia” Rosaria Pagano, 52enne arrestata nei mesi scorsi e finita da pochi giorni al regime di 41bis (carcere duro). Nipote di entrambi i boss del cartello Scissionista, Raffaele Amato (fratello del padre) e Cesare Pagano (fratello della madre), entrambi in carcere da anni, l’erede al trono ha bruciato le tappe e creato non pochi problemi alle due famiglie. Così è finito in carcere prima del tempo, addirittura anticipando i fratelli maggiori Carmine e Raffaele jr, in regime di carcere duro da tempo.

Le sue iniziative infatti hanno attirato sempre più la presenza delle forze dell’ordine sul territorio a nord di Napoli, rovinando i piani e, soprattutto, gli affari degli Amato-Pagano, fortemente indeboliti dai 17 arresti, compreso quello della madre, avvenuti lo scorso gennaio al termine di indagini serrate condotte dai magistrati Vincenza Marra e Maurizio De Marco del pool anticamorra  della procura partenopea guidato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice.

Lo stesso 16enne, negli ultimi quattro mesi, a partire dall’arresto della madre, non sarebbe mai andato a farle visita in carcere proprio perché – secondo quanto appreso da VocediNapoli.it – più volte gli è stato ribadito di aver avuto atteggiamenti poco proficui agli affari economici del clan. “Non va in carcere perché ha paura di ricevere una ‘cazziata’ dalla madre” ci rivela una fonte autorevole che poi sottolinea come, per colpire seriamente il clan degli Scissionisti, “bisognerebbe assestare un duro colpo al loro patrimonio economico, fatto di immobili e numerose attività commerciali intestate a prestanomi e sparse sia in Italia che all’esterno“.