Tragedia sfiorata nel carcere minorile di Airola (Benevento) dove un incendio non si è propagato grazie all’intervento degli agenti di polizia penitenziaria.
Ancora un episodio di violenza nel carcere sannita che ospita giovane detenuti, anche maggiorenni, affiliati a pericolosi clan di Napoli. La notizia è stata diffusa da Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE).
GLI STESSI PROTAGONISTI DI SETTEMBRE – “Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di alcuni detenuti maggiorenni, tra i quali due dei principali protagonisti della grave rivolta dello scorso 5 settembre sempre nello stesso istituto penale”. Quest’ultimi – riferisce Capece – “hanno appiccato un incendio prima nella cella dov’erano ristretti e poi anche in quella dov’erano stati spostati”. “Sono stati attimi di autentica tensione, – prosegue il sindacalista – con i detenuti che hanno dato fuoco a tutto quello che vi era all’interno delle celle. Il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, con grande senso di responsabilità coraggio e professionalità, ha permesso di evitare più gravi conseguenze”.
Lo scorso settembre, armati di piedi di legno dei tavoli e manici di scopa, alcuni giovani detenuti (tra cui anche Mariano A., affiliato al clan D’Amico di Ponticelli, protagonista del documentario “Robinù” di Michele Santoro, Maddalena Oliva e Micaela Farrocco) ferirono tre poliziotti e seminarono il terrore in carcere. Dietro la motivazione ufficiale (disagi relativi al vitto e alla fornitura di sigarette) c’era invece l’intenzione di alcuni baby criminali di dimostrare che sono forti a tal punto da meritare anche il carcere duro, quello dei veri camorristi.
Capece stigmatizza, con fermezza, “le gravi e pericolose intemperanze di questi detenuti adulti, ristretti in un carcere minorile a seguito di una modifica alla legge in vigore, modifica legislativa da noi fermamente contestata. Ma allo stesso tempo ci chiediamo come e perché erano ancora ristretti nel carcere minorile di Airola due dei protagonisti della drammatica rivolta dello scorso settembre”.
NUMERI DRAMMATICI – Il segretario del Sappe, ricorda, inoltre, che ogni giorno accadono “gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria”. “Ogni 9 giorni – ricorda il sindacalista – un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 agenti”.