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Blitz contro il clan Mallardo: sequestri da 38 milioni di euro

I finanzieri del comando provinciale di Roma hanno sequestrato beni mobili, immobili ed aziende, per un valore complessivo di oltre 38 milioni di euro ai fratelli Domenico e Giovanni Dell’Aquila. Entrambi sono accusati di essere coinvolti nelle attività economiche ed illecite del potente clan Mallardo, organizzazione criminale che opera dell’area Nord di Napoli. Nel mirino delle fiamme gialle anche Vittorio Emanuele Dell’Aquila e Salvatore Cicatelli, rispettivamente figlio e fiduciario di Giovanni Dell’Aquila.

L’indagine ha origine nel 2013 per conto della Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) che ha visto eseguire dal tribunale di Latina una prima confisca avvenuta nel 2014 dopo un processo di primo grado. Salvo ricorso in Cassazione, con il sequestro di oggi (successivo ad una sentenza di secondo grado) si sarebbe scritto l’ultimo capito di questa vicenda.

Blitz contro il clan Mallardo: sequestri da 38 milioni di euro

I fratelli Dell’Aquila sono balzati all’onore delle cronache quando a partire dal 2012 sono emersi come una coppia di imprenditori campani brillanti e facoltosi. L’impero economico e finanziario di entrambi si estendeva sino alla regione Lazio con diverse attività anche in Emilia Romagna. Le indagini hanno rivelato i rapporti tra i Dell’Aquila con esponenti di spicco del noto clan di camorra: il sodalizio dei Mallardo. Una delle attività illecite principali, operate dell’organizzazione criminale, è quella delle estorsioni. Gli inquirenti parlano di una vera e propria “impresa camorrista“: il clan non impone il pizzo, ma gli esponenti del sodalizio entrano in società con gli imprenditori. A questo punto i camorristi partecipano legalmente alle attività finanziare dell’impresa riuscendo a riciclare il danaro proveniente dagli affari illeciti.

Domenico Dell’Aquila, Giovanni Dell’Aquila e Vittorio Emanuele Dell’Aquila, il tribunale ha confermato la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di loro residenza (con la riduzione della durata da 5 ad 1 anno in favore del solo Vittorio Emanuele). I beni individuati e confiscati sono relativi ad un patrimonio aziendale 11 società, con sede nella provincia di Latina, Napoli, Caserta e Bologna, di cui: 3 operanti nel settore delle costruzioni di edifici, 1 nel commercio di porcellana, 2 nel commercio di autoveicoli, 2 nel settore dell’intermediazione immobiliare e 3 nel settore alberghiero e della ristorazione. Sequestrate le quote societarie di altre 2 società, con sede nella provincia di Napoli e Bologna, operanti nel settore edile; 68 unità immobiliari (che si trovano nella provincia di Latina, Napoli, Caserta, Ferrara e Bologna); 19 tra auto e motoveicoli; 15 rapporti bancari, postali, assicurativi, azioni; Il totale del valore di questi beni sottoposti a confisca è pari a 38.183.094 euro.