Provvedimenti nel carcere di Frosinone dopo la clamorosa evasione del boss Alessandro Menditti, 43 anni, reggente dell’omonimo clan di Recale affiliato al più potente gruppo camorristico dei Belforte.

Questa mattina, nell’ambito di un’inchiesta avviata la scorsa estate, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Frosinone hanno eseguito tra Frosinone, Latina, Napoli, Terni, Avellino, Pistoia ed Isernia, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Frosinone per i reati di concorso in corruzione di pubblico ufficiale nei confronti di 13 persone: 13 misure cautelari di cui 4 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora nel Comune di attuale domicilio.
Coinvolto un assistente capo della polizia penitenziaria che -secondo l’accusa – avrebbe fornito cellulari ai detenuti. Menditti durante la fuga insieme a un altro detenuto era fornito di telefonini, due dei quali sono stati trovati addosso al suo complice, un detenuto albanese, caduto durante la fuga e ricoverato in ospedale.
I provvedimenti traggono origine da una articolata attività d’indagine, su delega della locale Procura, avviata nel mese di luglio 2016 e condotta dal dipendente Nucleo Investigativo sino al mese di settembre a seguito del ritrovamento, da parte di personale della Polizia Penitenziaria, di alcuni telefoni cellulari all’interno di celle della locale Casa Circondariale.
Carcere di Frosinone nel caos: dopo la fuga del boss, è giallo sulla morte di un detenuto
Le odierne misure cautelari sono dunque il risultato di un approfondimento investigativo sia sui telefoni rinvenuti sia sulle modalità attraverso le quali gli stessi erano stati introdotti all’interno delle mura carcerarie, appurando una reiterata attività di corruzione da parte di quattro detenuti del Carcere di Frosinone nei confronti di un assistente capo della Polizia Penitenziaria colà in servizio, finalizzato all’introduzione di apparati telefonici e, in una circostanza, di sostanza stupefacente ed altre non meglio individuate utilità.
Sostanzialmente, attraverso una sorta di passa parola i detenuti destinatari dell’odierna misura, parlando tra loro, erano venuti a conoscenza della possibilità di potersi dotare di un telefono cellulare corrispondendo alla guardia carceraria una somma che variava dai 150 ai 500 euro. Tale denaro ovviamente veniva fatto recapitare al destinatario attraverso la mediazione di congiunti dei che venivano istruiti in tal senso o attraverso i previsti colloqui o raggiunti direttamente al telefono attraverso l’utilizzo di apparecchi già presenti ed in uso all’interno del carcere che venivano generosamente messi a loro disposizione da uno dei quattro detenuti che ne aveva già il possesso.
Nel corso delle indagini sono state accertate tre cessioni di telefonini, di ultima generazione, muniti di sim card e caricabatteria, l’introduzione di 50 grammi di sostanza stupefacente del tipo hashish e la corresponsione complessivamente di circa 2000 euro che era stata fatta recapitare all’assistente della polizia penitenziaria in parte attraverso dazione diretta per il tramite di familiari ed una parte attraverso l’accreditamento su una Postepay intestata alla stessa guardia.
DETENUTO CONTROLLAVA PROSTITUZIONE FIDANZATA – L’uso dei telefoni da parte dei detenuti per le più svariate esigenze. Dalla necessità affettiva di mantenersi in contatto con fidanzate, genitori e congiunti in genere alla gestione di altre illecite attività, come nel caso di L. G., originario dell’Albania, (attualmente detenuto presso Casa Circondariale di Spoleto) che curava, in ogni fase, la prostituzione della propria sorella e compagna attraverso l’inserzione in specifici siti di annunci e foto, l’indicazione alle donne di un vero e proprio codice comportamentale da tenere con i clienti in ordine a tempi e modalità dei rapporti, rimanendo talvolta in linea sia nella fase di “contrattazione” che di consumazione della prestazione sessuale. Ovviamente gli introiti, al netto delle spese di gestione, venivano dalle donne versate su una postepay che il detenuto gestiva direttamente dal suo efficiente smartphone comodamente dalla sua cella.
