Non solo l’evasione di Alessandro Menditti, boss dell’omonimo gruppo camorristico di Recale (Caserta) considerato vicino al potente clan Belforte. Nel carcere di Frosinone nei mesi scorsi si è verificato un altro inquietante episodio.
Si tratta della morte di un detenuto avvenuta circa otto mesi fa e classificata in un primo momento come suicidio. E’ in corso in realtà una delicata indagine per il reato di omicidio volontario condotta dalla procura di Frosinone. L’obiettivo è fare chiarezza sulla morte dell’anziano detenuto, originario di Sgurgola, piccolo comune della Ciociaria, avvenuta nell’agosto del 2016.
La vittima, con problemi di deambulazione, venne trovato impiccato in cella da un altro detenuto, Daniele Cestra, un 43enne di Sabaudia, che aveva ricevuto il compito di assisterlo nelle attività quotidiane. Un morte sospetta perché sul corpo dell’uomo, così come è stato notato dai primi soccorritori, vennero trovati diversi lividi. A confermare i sospetti di omicidio e non suicidio, è stata l’autopsia effettuata sul cadavere dell’uomo che riconduce il decesso per asfissia meccanica. Un soffocamento provocato da due mani che avrebbero fortemente stretto il collo della vittima. Gli accertamenti del medico legale avrebbero evidenziato che il detenuto era già morto quando sarebbe stata messa in atto la messinscena del suicidio.
Dopo indagini serrate, la svolta è arrivata nei giorni scorsi quando è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini con l’accusa di omicidio volontario al tutor della vittima, Daniele Cestra. Quest’ultimo è detenuto con pena definitiva per l’omicidio di una pensionata avvenuto nel dicembre del 2003 nel corso di una rapina nell’abitazione della vittima.