Esistono incontri che ti cambiano la vita, per sempre. Ed è proprio quello che è accaduto a tre giovani eccellenze napoletane. Quasi un anno fa, in occasione del Nasa space app challenge di Napoli, le strade di Mattia Barbarossa (15 anni, del Liceo scientifico Pasquale Villari di Napoli), Altea Nemolata (18 anni, dell’ITIS-LS Francesco Giordani di Caserta) e Dario Pisanti (22 anni, laureando in Ingegneria aerospaziale all’Università Federico II di Napoli) si sono incrociate. Da allora sono trascorsi ben 12 mesi eppure il terzetto, 56 anni in tre, ha continuato a frequentarsi assiduamente. La loro non può essere considerata semplicemente un’amicizia, quello che li unisce è molto di più: un sogno, e neanche tanto ad occhi chiusi. I tre ragazzi campani stanno, infatti, lavorando ad un progetto che ha permesso loro di aggiudicarsi il primo premio all’Up2Moon dedicato agli under 25.

Scoprire quindi che le promettenti menti di tre giovani campani sono state scelte da TeamIndus non deve sorprendere più di tanto. Con il loro contributo, infatti, la compagnia spaziale indiana intende partecipare al contest Google lunar Xprize. In palio ci sono ben 20 milioni di dollari e saranno aggiudicati alla società in grado di far atterrare un rover sulla Luna, guidarlo per 500 metri ed inviare una foto di alta qualità! Il lancio del rover completato dal Team Indus è in programma per il 30 dicembre e a bordo del razzo PSLV-XL dell’Indian Space Research Organization ci sarà anche il progetto ideato da Space4Life, questo il nome scelto dal trio di ragazzi napoletani per il loro team. E non si tratta assolutamente di una decisione casuale, tutt’altro.
Il gruppo di giovani scienziati intende, infatti, fornire la tecnologia per permettere agli esseri umani di partire alla conquista dello spazio ed è proprio su questo principio che si basa il loro progetto, tutto racchiuso all’interno di un contenitore piccolo come una lattina di Coca-cola dal peso di appena 250 grammi. Il segreto risiede nella colona di cianobatteri, nello specifico Synechococcus, che vi dimorano. Questi microrganismi, infatti, vengono definiti “estremofili” in quanto in grado di resistere a condizioni estreme e di fornire ‘lo scudo’ necessario per favorire l’esplorazione e l’espansione nello spazio profondo. Fino ad oggi, infatti, era ritenuto impossibile, almeno per gli astronauti, allontanarsi dalla protezione dello scudo magnetico terrestre (all’interno del quale si trova invece l’attuale Stazione Spaziale Internazionale).
Se tutto andrà secondo i piani dei giovani scienziati napoletani, gli strati di colonie di cianobatteri potrebbero essere in grado di proteggere, ricoprendolo completamente, lo scafo dell’astronave e, di conseguenza, di salvaguardare anche i primi astronauti che metteranno piede su Marte, o su di un’altra stazione dello spazio profondo al di fuori quindi dalla portata dello scudo magnetico terrestre. Quello che rende speciale questo progetto di matrice napoletana è la piena autonomia dello sviluppo. Il team Space4Life, infatti, non ha ricevuto alcun supporto da parte di agenzie spaziali, istituzioni o imprese aerospaziali private ma solo il sostegno del Center for Near Space (CNS) con sede a Napoli. Un viaggio che insomma comincia ‘dal cuore’ ed è riuscito ad arrivare fin sopra Luna.
