Don Antonio Barracano è vestito con un pantalone nero e attillato, la camicia anche è nera e sopra porta una cravatta dal blu elettrico e un gilet sempre di colore nero. I capelli sono rasati quasi con quell’effetto cresta, proprio come il look che impazza oggi tra i più giovani. Ma lo spessore del personaggio, le sue parole e i suoi gesti sono quelli che Eduardo De Filippo ha creato nel 1960, per il protagonista principale di una delle sue commedie più belle: Il sindaco del rione Sanità.
“Si è uomini quando si capisce di aver sbagliato e si fa un passo indietro“, questo è il comandamento di Antonio Barracano, boss atipico e di vecchio stampo che ha dei principi e un codice d’onore che rispetta sempre e comunque. È il paladino dei più poveri e degli indifesi, non calpesta mai i valori in cui crede e difficilmente ricorre alla violenza più estrema. Le sue caratteristiche sono la dialettica e la diplomazia, qualità che lo rendono persino affascinante. Barracano sa sempre con chi ha che fare e di conseguenza come comportarsi. Proprio per questo non solo ha il rispetto dei suoi uomini, ne ha persino l’affetto. Perché? Perché in fondo Barracano è un giusto che però si trova dall’altra parte della barricata. Al di la di quel confine dove troppo spesso le istituzioni e la legge non arrivano.
La scenografia, semplice ma essenziale, funziona alla perfezione con la rappresentazione. La sala del teatro, piccola e appassionata, consente al pubblico di sviluppare un empatia forte con gli attori che riescono a dare il ritmo giusto alla recita, creando suspance e attesa, nonostante la maggior parte degli spettatori sappia già tutta la storia a memoria.
Francesco Di Leva è bravissimo nell’interpretare Barracano, così come tutti i giovani attori che compongono la compagnia del nuovo Nest – Napoli est Teatro, un luogo nato all’interno del quartiere di San Giovanni a Teduccio, dove l’arte è riuscita a rubare la scena alla camorra. Il merito è anche di Carolina Rosi, che dirige la Elledieffe, compagnia prima diretta dal marito Luca De Filippo e titolare di tutto il patrimonio artistico che quella nobile stirpe di autori, attori e registi ha lasciato in eredità alla città di Napoli. La Elledieffe ha creduto nel genio artistico e creativo di Mario Martone che nella sua prima regia di un’opera teatrale del grande Eduardo, non a caso ha scelto la commedia che più si adatta al contesto sociale in cui sorge il Nest.
Martone ha avuto l’intuizione di mettere su palco una versione contemporanea del Sindaco, adattandola ai tempi moderni. Come dargli torto? Ogni qual volta si assiste ad una commedia di De Filippo è difficile restarne completamente soddisfatti. Il motivo? È semplice: chi ha amato Eduardo e ne ha viste le opere, non può fare a meno di attuare dei paragoni e far volare la mente a quelle scene del passato in cui il palcoscenico era “dominato” dalla presenza di De Filippo. Invece Martone ribalta completamente il fenomeno, addirittura impedisce allo spettatore di compiere questo viaggio indietro nel tempo, perché questa versione del Sindaco brilla di luce propria.
Ma i complimenti vanno a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della commedia. I particolare i giovani attori di cui l’impegno e l’emozione trasudano ad ogni battuta, ad ogni sospiro, ad ogni movimento. L’emozione di recitare Eduardo, diretti da Martone, in un teatro sorto nel proprio quartiere è palpabile, ma non impedisce ai ragazzi di portare a termine il loro lavoro e di raggiungere l’obiettivo: quello di sorprendere il pubblico. Da evidenziare la prova di Giovanni Ludeno che interpreta Fabio Della Ragione ‘O Professore, il medico che assiste Barracano, e la partecipazione di Massimiliano Gallo che ha il ruolo di Arturo Santaniello. Entrambi sono stati sicuramente due guide preziose per i novizi artisti.
L’ingresso al Nest ha un non so che di inquietante. L’accesso alla scuola dove si trova il teatro è a ridosso di una piazzetta solitaria. Poi, tramite un vialetto stretto e buio, si entra in un grande spiazzo adibito a parcheggio. Però, una volta giunti all’interno dell’istituto, si intravedono i colori dei murales dedicati al mondo del teatro. A quest’ultimo si rende omaggio attraverso alcuni aforismi di alcuni tra gli autori più importanti. Infine, basta spingere un portone di metallo per trovarsi finalmente immersi in una luminosa semplicità: l’accoglienza all’ingresso, un bancone di un bar e poi, all’improvviso, vedi passare vicino a te Di Leva, poi Gallo ed infine anche Martone! Insomma, un’intimità che forse il teatro non sempre riesce a trasmettere e che invece al Nest si respira continuamente. Del resto la sala del teatro, circa un centinaio di posti, è al completo ed è caratterizzata da un clima ed un ambiente ristretti e familiari. Ma anche se si ha l’impressione di assistere ad uno spettacolo, come se si fosse nel salotto di casa propria, la rappresentazione è di una professionalità unica ed esemplare.
Il teatro si dimostra ancora una volta un mezzo culturale che svolge anche una duplice funzione sociale: da una parte c’è il recupero di una struttura che probabilmente sarebbe rimasta abbandonata. Dall’altra è avvenuto il coinvolgimento di alcuni ragazzi del quartiere in attività diverse da quelle della strada. Tuttavia oggi più che mai la profezia di Eduardo non si è avverata “Tra molti anni non servirà più la figura di un Antonio Barracano per sistemare le cose“. Purtroppo non è così, l’attualità ci dice esattamente il contrario, ma proprio per questo la realtà del Nest rappresenta una grande vittoria, di quelle davvero importanti per Napoli e di cui la città avrebbe bisogno più spesso.
IL CAST:
ALCUNE FOTO DAL NEST