AMIANTO. Parliamo di un minerale naturale a struttura microcristallina e di aspetto fibroso. Si ottiene a seguito di un’attività estrattiva e la sua composizione chimica è variabile in quanto costituita da fasci di fibre molto fini. Le sue caratteristiche sono particolari e molteplici, come: l’elevata resistenza al fuoco, l’isolamento termico ed elettrico, la facilità di lavorazione grazie alla sua struttura fibrosa, la resistenza agli acidi e alla trazione e la facilità con cui è possibile mescolarla ad altre sostanze come ad esempio il cemento. Tutte peculiarità che lo rendono un materiale molto utile quanto economico.
IL PERICOLO. Il rischio dell’amianto consiste nella capacità che il materiale ha di rilasciare fibre potenzialmente inalabili dall’uomo, che a differenza di altre hanno la proprietà di dividersi in senso longitudinale anziché trasversale. La minaccia di cui parliamo è racchiusa in quello che è l’amianto friabile, contenuto in moltissimi materiali, che a causa della sua composizione può essere facilmente disgregato da qualsiasi tipo di sollecitazione: meccanica, eolica, da stress termico o il dilatamento di acqua piovana. Tutte cause che possono portare a quella che è la dispersione delle sue stesse fibre nell’ambiente circostante. Per tale semplicità, l’amianto friabile è possibile ridurlo in polvere con la semplice azione manuale ed è considerato più pericoloso di quello compatto che per sua natura ha una scarsissima tendenza a liberare fibre. La percentuale delle parti nocive, infatti, in quello compatto può variare dal 10% al 15% rispetto ai materiali friabili che possono arrivare anche al 100% di presenza di fibre.
DOVE E COME. L’amianto è stato utilizzato, in modo spropositato, nei campi dell’edilizia, dell’industria e dei trasporti, anche in strutture pubbliche come scuole, ospedali, aeroporti ed edifici commerciali. Presente inoltre nelle frizioni e nei freni degli autoveicoli e in passato nei treni. Innumerevoli sono i suoi utilizzi: materiali isolanti, fonoassorbenti, coperture di edifici industriali (Eternit), tubazioni, serbatoi e guarnizioni. Inoltre l’amianto è stato utilizzato in maniera insolita per la produzione di imballaggi, carta e cartoni, pavimentazioni (linoleum), tessuti ignifughi e addirittura nell’abbigliamento. Insomma siamo circondati da quello che sembra essere un killer invisibile e silenzioso che miete, ancora, migliaia di vittime. Solamente con l’entrata in vigore del divieto espresso nella legge 257 del marzo 1992 si è proibito l’uso e la diffusione.
IRPINIA – AVELLINO. È il caso emblematico che ha colpito un’intera zona, infatti, nell’immediato post-terremoto, agli inizi degli anni ’80, un imprenditore Elio Graziano ha aperto lo stabilimento dell’isochimica, quella che sarebbe diventata la più grande fabbrica (della morte) di costruzioni per vagoni di treni in Italia, nonché quella che con il tempo si sarebbe rivelata uno dei più grandi giacimenti di sversamento di amianto in Europa. Moltissimi operai-ragazzini pensavano di aver trovato finalmente un’occupazione, nella situazione desolante del meridione. Purtroppo ancora non sapevano, che da lì a poco avrebbero subito le micidiali conseguenze dell’amianto. Sì, perché il killer invisibile agisce in un lasso di tempo non breve, la causa principale dei decessi è dovuta a patologie che si verificano in seguito all’inalazione delle polveri: asbeteosi, fibrosi polmonari, placche e ispessimenti pleurici, mesotelioma peritoneale, mesotelioma della tunica vaginale e del testicolo e carcinoma polmonare. La polvere bianca con cui inevitabilmente entravano in contatto, senza alcun tipo di protezione, era l’amianto, che era già noto fosse nociva, ma per interessi economici si preferiva non dirlo. Gianni Festa, direttore del Corriere dell’Irpinia, nelle sue parole ritrae la figura dell’industriale: “È un grande corruttore degli anni ’80 con legami politici non definiti ma affaristici; non si trattava di ideali politici o di partito ma di gente che insomma lo aiutava a scoibentare un poco d’amianto”.
LA BONIFICA. Finalmente è partito il risanamento all’ex opificio dei veleni di Borgo Ferrovia. All’ingresso di via Pianodardine, è stato affisso il cartello di avvio dei lavori per la rimozione dei silos e dei primi quindici cubi in cemento e amianto. Presente all’avvio dell’operazione, l’assessore all’ambiente Augusto Penna e l’architetto Michelangelo Sullo, responsabile unico del procedimento e degli operai, nonché amministratore unico della Pmt Ecologia, impresa di Civitavecchia che si è aggiudicata l’appalto da un milione di euro. Una giornata storica e importantissima secondo le parole di Penna che dichiara di essere: “Fortemente soddisfatto e, perché no, emozionato, dopo trenta anni inizia concretamente la bonifica di Isochimica“. Entro 121 giorni bisognerà rimuovere i due silos dei veleni, quindici cubi in cemento e amianto, gli impianti di areazione e una gru abbandonata nel piazzale dello stabilimento. Invece, in 4 mesi si dovrà effettuare il trasporto dei materiali in una discarica autorizzata di Collegno.
CONCLUSIONI. Purtroppo o come sempre, siamo di fronte a un’ingiustizia sociale, di cui, in 30 anni, raramente se n’è parlato sui media nazionali, dove tra l’altro non si è mai dato spazio alla denuncia degli ex-operai. Un sistema, quello italiano, sempre più basato sull’ordine economico, poggiato sul culto del profitto e del capitale, a scapito di qualsiasi tipo di giustizia. Basti sapere che l’inchiesta è partita solo quando la sostanza ha cominciato a trasformarsi in condanna a morte. La situazione è critica ovunque ci sia contatto con questo minerale, una volta definito “magico” per le sue peculiarità. Ancora una volta l’omertà e gli interessi economici hanno preso il sopravvento sul benessere e i diritti delle persone, ad oggi nessuna legge potrà colmare l’incuria e l’abbandono che ha caratterizzato, e ancora caratterizza, la storia operaia in tutto il mondo.