Se vi fate un giro in Via del Fico, e avete la pazienza di aspettare qualche minuto a distanza ragionevole dalla statua di Pulcinella (quella testa inconfondibile a grandezza più che naturale, donata da Lello Esposito alla città nel 2012), vi accorgerete che le persone con quella statua parlano. Non è una delle ultime trovate di qualche medium in cerca di pubblicità, né una candid camera, se per caso vi capita di pensarlo.
E’ amore. Amore per la città e per chi delle sue contraddizioni ha saputo farsi interprete senza tempo, quel Pulcinella che sembra poter rappresentare tutto e tutti, e contemporaneamente l’esatto contrario. E’ a lui che i passanti dedicano una pacca amichevole di comprensione o complicità. Con lui i più incuranti del giudizio di chi guarda si fanno addirittura intere chiacchierate.
Perché accade questo? Perché la città ha bisogno di simboli, sente di doversi riconoscere in una tradizione solida e antica, senza perdere il suo spirito istrionico dedito all’improvvisazione. E’ per questo che quel volto di Pulcinella in Via del Fico ha un aspetto così antichizzato. La tradizione a cui aggrapparsi dev’essere storica, per potersi dire eterna.
Come eterne resteranno le contraddizioni di questo incredibile personaggio, che chiamare maschera sembra irrealistico. Pulcinella è il bianco ed il nero (mai sarà bianconero, questo ci sentiamo di potere garantirlo), come i colori del suo vestito. Pulcinella è quindi la luce del giorno e le tenebre della notte, ed entrambe sa sfruttarle per portare a termine i propri piani.
Pulcinella è anche il bene ed il male, capace di grandissimi slanci di generosità per contentare il proprio padrone, capace di commuoversi ed intenerirsi, ma capacissimo di rimanere lucido e spietato per i propri interessi, muovendo i fili delle proprie relazioni sociali per giungere all’obiettivo che si è posto e a cui mai rinuncerà.
Pulcinella è maschio, innegabile no? Con quel naso poi, evidentissima allusione fallica, non mente. Ma il suo nome, se lo sleghiamo dal nostro immaginario per un attimo, sembra quello di una servetta delle commedie di Goldoni. Provate a pensarci: immaginate Pulcinella come una furba popolana dalle vesti un po’ lacere. Non è poi così strano.
Altra contraddizione insita in questo personaggio: il senso pratico, la concretezza spicciola, le soluzioni sbrigative, frutto di un ingegno rodato dalla necessità. E poi, improvvisamente, il lasciarsi andare a discorsi sui Massimi Sistemi, le ampie visioni filosofiche sulla vita, il divagare concettuale tipico del filosofo che ha in spregio la realtà empirica.
Per non parlare della disinvoltura con cui Pulcinella passa dal mondo dei vivi a quello dei morti, come fosse abitante di entrambi, come se in fondo fosse consapevole della leggenda che aleggia sulle sue origini. Secondo antichi racconti Pulcinella sarebbe nato da un uovo (da qui Pulcino) creato da due streghe (Dragoncina e Colombina) che necessitavano di un aiutante.
E indovinate chi diede loro l’autorizzazione a procedere? Un certo Plutone, re degli Inferi. E così si spiega anche la familiarità con cui Pulcinella affronta situazioni estreme, che lo pongono sul ciglio tra la vita e la morte. “Male che vada, torno a casa”. Ma Pulcinella non ha origini solo nella leggenda. Ha origini anche storiche in quanto maschera, o personaggio.
Nel 1600 una compagnia di attori francesi calcava il suolo campano alla ricerca di fortuna. Un contadino, Puccio D’Aniello, cominciò a sfidare i francesi sul terreno della battuta di spirito. Ne uscì talmente vincitore che i francesi gli chiesero di seguirli nel loro tour. E decisero addirittura di importarlo nel loro territorio, tanto certi erano del successo che avrebbe conseguito. Da Puccio d’Aniello a Pulcinella, il passo è breve.
Ma le sue origini potrebbero essere di molto anteriori al tempo del bontempone campano. Si potrebbe parlare addirittura di quarto secolo, se si considerano le analogie impossibili da trascurare tra Maccus e Pulcinella. Il primo era una maschera tipica delle atellane romane (servo, naso lungo, guance prominenti, camicia bianca larga).
Studi alternativi ritengono Pulcinella derivi dal personaggio etrusco di Phersu, tesi convalidata da alcuni tratti del vestiario e dal fatto che Atella, terra delle atellane, era territorio etrusco. E che dire di Horus, il dio egizio che, secondo altri studiosi, sarebbe il vero progenitore di Pulcinella, per caratteristiche legate alle capacità, e alla conformazione fisica del volto.
Senza voler avanzare tesi certe, si può comunque affermare che ad una soluzione non si giungerà mai. Ed è l’ennesima vittoria di Pulcinella, che sfugge al controllo di gente ipoteticamente più quotata di lui.