Dopo lo straordinario concerto di Capodanno, a Ischia, il grande tenore Francesco Leone è pronto ad incantare anche il Giappone con i concerti in programma per il mese di febbraio. Nato a Napoli nel 1972, il noto cantante lirico ha sin da subito calcato le scene. A sei anni, infatti, grazie alla zia, l’attrice Antonietta Leone, in arte Dora Valle, prende parte alla commedia “Miseria e Nobiltà” interpretando Peppeniello con la compagnia di Eduardo De Filippo. Successivamente, visto il dono naturale, viene avviato agli studi di violino al Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli, dove in seguito studia anche mandolino e canto. Nel 2004 vince il premio “E. Caruso”, concorso per soli tenori. La critica lo incorona premiandolo con tale motivazione: “Nato esattamente cento anni dopo il Grande Tenore napoletano, Francesco Leone è erede potenziale del mitico Enrico Caruso, essendo dotato di un timbro vocale “argentino” e di una capacità interpretativa veramente rara. La sua vocalità si fonde perfettamente alle sue capacità di musicista polistrumentista”. La redazione di VocediNapoli.it lo ha intervistato in esclusiva.
Francesco, chiariamo subito il primo aspetto. Lei è noto al grande pubblico come Francesco Malapena, ma ora ha scelto un nome d’arte. Come mai?
“In realtà non è un nome d’arte, ma un omaggio a mia madre: Albina Leone, contralto e attrice! Ho perso mio padre da pochi mesi, ho sentito che era giusto essere legato ad entrambi anche nei nomi. Un gesto spontaneo che non va nemmeno spiegato più di tanto”.
A proposito dei suoi genitori. Sono stati loro i … talent scout.
“(Ride, ndr). Si, avevo circa quattro anni. Ero in cucina, mio padre e mia madre sentirono dei rumori. Con due ‘cucchiarelle’ di legno “suonavo” sulle pentole. Il ritmo c’era e loro non mi sgridarono, anzi, chiamarono subito mio zio Eugenio Leone, batterista di Claudio Villa e della Rai. Gli dissero: “Vieni subito a casa, c’è tuo nipote che sta facendo il diavolo: lo devi sentire!”. E così ci raggiunse a Fuorigrotta, alla Loggetta. Mio zio capì subito: “Questo bambino ha la musica nel sangue”, disse”.
L’indimenticabile Claudio Villa era ospite al suo battesimo, suo zio era il suo batterista, sua madre Contralto e sua zia attrice. Una famiglia di artisti.
“Sì, proprio così! Colui che mi ha insegnato molte canzoni è stato mio nonno. A sei anni interpretai Totonno ‘e Quagliarella al Politeama di Napoli, testo difficilissimo, in un saggio scolastico. Mi assegnavano sempre il ruolo di protagonista, poi Miseria e Nobiltà con Eduardo interpretando Peppeniello. Mia zia Antonietta, in arte Dora Valle, prima donna della Compagnia di De Filippo, mi propose per il famoso ruolo del figlio del protagonista nella famosa commedia di Scarpetta”.
Poi gli studi al Conservatorio.
“La lirica l’ho scoperta a 20 anni anche se ho sempre avuto questa voce. A San Pietro a Majella, al Conservatorio, studiavo violino, nei momenti di pausa mi mettevo al pianoforte: suonavo e cantavo. I miei colleghi di canto mi dicevano di studiare. Ma il mio professore di violino, Giuseppe Francavilla, non voleva, mi considerava tra i possibili eredi di Uto Ughi. Forse esagerava, ma la mano c’era eccòme. Mi fece esonerare dal canto. Lui era uno di quelli che, se sbagliavi una nota, ti diceva di cambiare strada. Era uno dei migliori in assoluto”.
Suo padre invece è un noto liutaio…
“Si. Era un impiegato delle Ferroviere dello Stato, ma è sempre stato un grande ebanista di livello nazionale. Tutto iniziò per gioco, per scommessa col suocero, cioè col padre di mia madre. “Domani faccio un violino”, disse mio padre. E mio nonno lo derise. Fatto sta che il primo violino che fece mio padre, fu usato al San Carlo dal grande Antonio Arciprete, all’epoca primo violino. Era grezzo, non era rifinito, ma aveva un suono eccezionale. Un violino Malapena fu trovato nel museo di Berlino e altri pezzi nei negozi della città. Naturalmente ne ha fatto uno anche per me”.
Un giorno da suo padre venne un maestro.
“Carlo Russo, vittima della terra dei fuochi. Un giorno venne per farsi riparare alcuni strumenti. Ad un centro punto fece una telefonata e mi chiese di cantare. Dall’altra parte del telefono c’era Mimì Marchini, l’insegnante del Tenore Nunzio Todisco. Appena mi sentì disse che avevo una voce pazzesca e mi volle vedere subito. Mi fece cantare ‘O sole mio in una registrazione con Todisco, avevo 22 anni. . Quindi passai allo studio della tecnica della respirazione diaframmatica e tecnica vocale con Carmen Lucchetti e, successivamente, la prima viola della Scala di Milano, Renato Riccio, mi fece sentire dal Maestro Terranova, docente del Conservatorio di Milano”.
Ci sono varie vocalità: si fa presto a dire tenore…
“Tenore lirico, tenore lirico puro, tenore drammatico, tenore leggero o di grazia, di coloratura, tenore lirico spinto, ecc. ecc. C’è anche il bari-tenore. Io sono il classico tenore lirico. Lirico puro, come Pavarotti o Carreras che negli ultimi anni è diventato drammatico”.
Prime esperienze?
“Concorso internazionale di canto lirico a Padova, il noto premio Iris Adami Corradetti, accompagnato dalla Lucchetti. Arrivai in finale, ma come spesso accade, vinse un cantante straniero…”.
A quale tenore si ispira maggiormente?
“Ognuno ha una sua caratteristica. Ogni tenore è unico. Adoro Pavarotti, una voce cristallina, è chiarissimo quando canta, ogni parola te la fa assaporare. Oltre al grande Luciano, naturalmente dico Caruso, Domingo, Carreras ed altri”.
Dopo il successo al Premio “Caruso”, il grande salto.
“Si, mi sono esibito al Teatro Metropolitan di New York, nella Cattedrale di San Patrizio e in diversi teatri a Broadway. Nello stesso anno ho vinto l’audizione al Teatro San Carlo di Napoli. Nel 2006 ho conseguito il secondo posto al concorso Internazionale di canto lirico “Ritorna Vincitor”. Nel 2008, invece, ho interpretato il ruolo di Alfredo nell’opera “Traviata” al Ravenna Festival con la Regia della Signora Cristina Mazzavillani Muti al Teatro Dante Alighieri”.
E poi altre tournèe internazionali.
“Ho cantato in Germania, Francia, Svizzera (Saint Moritz in Concert), Giappone, dove il prossimo mese tornerò con Fabrizio Fierro, figlio del grande Aurelio, Bulgaria, Serbia Montenegro, Inghilterra (a Londra alla Royal Albert Hall, ndr), Stati Uniti d’America, al Columbus Day a New York, in presenza del Presidente Bill Clinton, e a Chicago”.
Ma anche importanti ospitate in tv.
“Un ricordo molto bello è l’aver cantato a Domenica in, programma condotto da Pippo Baudo, in videoconferenza con Placido Domingo. Sono stato anche al Maurizio Costanzo Show e poi ospite d’onore al convegno tenutosi a Roma dell’Accademia Italia-Tunisia per lo Sviluppo e la Cultura Mediterranea. Ho partecipato anche al Gran Gala della voce tenutosi al Teatro Alighieri di Ravenna, assieme a grandi artisti come Fiorenza Cedolins, Andrea Bocelli e Roberto Servile”.
Tra il 2009 ed il 2010 Polonia e Mosca, due tappe importanti.
“Prima mi sono esibito in “Rigoletto” (Duca di Mantova), poi “La Traviata” (interpretando Alfredo) all’Auditorium della RAI di Napoli con la Nuova Orchestra Scarlatti, quindi in “Madama Butterfly” (Pinkerton), successivamente ne “L’elisir d’amore” (Nemorino), in Bohème (Rodolfo) e nella “Messa da Requiem” di G. Verdi. Poi il concerto in Polonia riscuotendo un enorme successo di pubblico. In Russia subito dopo. Sono stato invitato a Mosca dalla famosa cantante lirica Yelena Obraztsova, è ho cantato in due importanti concerti presso il Teatro Bolshoi in occasione del “Gran Gala Performance. Nel 2010, Gran Concerto di Capodanno in Piazza Del Plebiscito (Napoli) accompagnato dalla Nuova Orchestra Scarlatti, poi Concerti a Tunisi (Tunisia), Casablanca e Rabat (Marocco) accompagnato dal prestigioso e famoso Quartetto d’archi “I Solisti del San Carlo”.
Impossibile ricordare tutto, veniamo ai giorni nostri. Prossimi progetti e impegni?
“Dopo i concerti a Rio de Janeiro “Copacabana” (Brasile), Budapest (Ungheria), Tirana (Albania) Ucraina, Australia Sydney (Opera House), Polonia e Germania (Bucarest, Francoforte, Berlino), dal 2013 ho iniziato una collaborazione con i tenori Francesco Zingariello e Francesco Panni: è nato il sodalizio artistico “The Great Italian Tenors” che ha avuto successo grazie ad una tournèe in Canada. Stiamo lavorando per altri appuntamenti dopo il concerto di Capodanno ad Ischia. Ci sono inoltre tante novità che sveleremo prossimamente”.
Per concludere, il Volo, da quanto risulta, soprattutto dopo la polemica sollevata da Sgarbi, ha detto “no” a Trump per cantare alla Casa Bianca perché, pare, ritengono il nuovo presidente americano uno xenofobo e populista. Lei cosa ne pensa?
“Lungi da me entrare nel merito della vicenda, ognuno ha le sue idee e le porta avanti come meglio crede nel rispetto degli altri. Ritengo che la musica sia volano di bellezza, di cultura, di pace. Se si ritiene che le note possano veicolare messaggi di speranza e di unione tra i popoli, ogni luogo è quello giusto per cantare”.
Dunque lei per Trump canterebbe…
“(Ride, ndr). Credo di aver già risposto. E’ l’animo che fa la differenza. L’arte non va assoggettata a strumentalizzazioni politiche. Confronto e apertura sono la base per favorire evoluzione e rivoluzione del sentire comune. Alzare muri non credo sia la strada migliore”.
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