E’ proprio una guerra tra clan quella che si sta tenendo a Napoli e provincia e che ha fatto concludere il 2016 nel sangue. Volendo fare un bilancio dell’intero anno possiamo suddividere gli atti di terrore in base alle zone: c’è sicuramente una faida in atto nel centro storico e nella periferia Nord di Napoli per il controllo delle piazze di spaccio seguito ad importanti arresti che hanno condotto ai vuoti di potere.
Una situazione grave da generare un’emergenza in città e in provincia tanto che molte zone sono costantemente presidiate dai militari e dalle forze dell’ordine. Molti nuovi fenomeni camorristici spaventano più degli agguati stessi come la presenza delle “paranze dei bambini”, scorribande violente e senza regole che non si sottopongono a nessun controllo e terrorizzano le zone a colpi di stese (spari in aria intimidatori) che spesso hanno coinvolto persone innocenti.
Così come riporta la testata Internapoli.it, ad aprire il 2016 è stato l’agguato del 5 gennaio avvenuto a Melito, la vittima era Luigi Di Rupo, un residente di Mugnano ucciso presso un bar in via Po. Il mese più “rosso di sangue” dell’anno è stato però febbraio con ben 7 omicidi.
Aprile è il mese della Strage delle Fontanelle che ha aperto nella Sanità una faida senza fine. Il 22 aprile furono trucidati all’interno del loro circolo Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna. Al gesto seguì la vendetta di maggio: a Marano infatti il giorno 7 furono ammazzati Fabio Esposito ,il killer presunto della strage nella Sanità, ed il padre Giuseppe.
Un’altra strage avvenne a settembre a Miano. Persero la vita Salvatore Corrado, 40 anni e Domenico Sabatino, 36 anni, trucidati dai killer proprio in una strada popolata da molti bambini. L’anno si è concluso poi con l’uccisione di Salvatore Solla, avvenuta il 23 dicembre a Ponticelli. In totale più di 40 assassini sono stati commessi a Napoli e provincia in un solo anno. Una situazione ingestibile che spaventa i cittadini e che, congiunta agli altri reati, rende la città invivibile.