A Ponticelli esiste un luogo dimenticato da tutto e tutti. Siamo nella periferia di Napoli Est ed è qui che i “bipiani“, caseggiati rivestiti completamente di alluminio con coperture in amianto, sorgono in un posto costruito dopo il terremoto del 23 novembre 1980. I “bipiani” dovevano essere un luogo provvisorio, di transizione, per gli sfollati del sisma, ma tutt’oggi ci sono circa 400 persone che ci vivono ancora. Potremmo definirlo un mosaico di etnie e culture totalmente differenti, che faticosamente coesistono tra loro in un ambiente sudicio e privo di norme.
Tra amianto e strutture fatiscenti, centinaia di famiglie convivono tra loro e, negli anni, numerosi sono stati i casi di scontro tra comunità diverse che versano in condizioni igieniche-sanitarie totalmente estreme. Infatti proprio tra il 2003 e il 2011 a seguito di alcune tensioni e scontri tra i residenti kosovari e serbi, un lotto fu definitivamente abbattuto. Le “favelas” di Ponticelli, sono un luogo dove sogni e speranze fanno a pugni ogni giorno con il pragmatismo della realtà circostante e della società in cui viviamo. Sono, ormai, una discarica a cielo aperto. Piccoli “appartamenti“, quasi gabbie che sembrano delineare i confini di un ghetto. Gli spazi comuni sono a dir poco dignitosi, le persone, infatti, si trovano a camminare tra topi e cavi della corrente scoperti che attraversano tutto l’agglomerato.
IL PROBLEMA AMIANTO – Ebbene sì, il problema più grave è invisibile e va a colpire le vie respiratorie degli abitanti in maniera molto lenta. Il cancro, in questa area, è la principale causa di morte. L’impiego di questo particolare materiale così diffuso tra le baracche è dovuto alla sua resistenza al calore, così forte da imprigionarlo grazie alla particolare struttura fibrosa. Evidenti problemi e situazioni di disagio si creano durante l’estate con l’avvento del caldo, quando le baracche diventano dei veri e propri forni costringendo le persone a passare la maggior parte del tempo all’esterno, conducendo così una quotidianità al di fuori del normale.
Perché non se ne parla? Ciò che stupisce di più è il silenzio di una società omertosa che partecipa invisibilmente alla morte di moltissime persone. Non esiste sul territorio uno studio epidemiologico che vada ad indagare il legame tra i decessi e la presenza di amianto. Questa è la scusa principale, la giustificazione che “chi di competenza” usa per difendersi e non dare delle risposte e soluzioni a questo palese problema. L’amianto oltre essere un pericolo grave per i residenti, lo è per tutta l’area limitrofa di Ponticelli, poiché le lastre di amianto spezzate, si diffondono in piccolissime particelle trasportate dal vento che investono attraverso una nube invisibile, tutta l’area.
Sebbene uscire da questa critica situazione non sia facile, la battaglia per i residenti è davvero dura e soprattutto, combattuta a metà tra gli irregolari, che preferiscono vivere una vita ai margini dell’invisibilità e chi come Carmela, madre di 5 figli, che andrebbe via a gambe elevate se avesse la possibilità di poter scegliere. Il forte bisogno economico, la mancanza di norme, l’assenza della cultura e le condizioni in cui vivono le persone in questo luogo ormai dimenticato da Dio, sono tutte caratteristiche non indifferenti, che in un modo o nell’altro sfiniscono le energie positive di chi conduce una guerra quotidiana nei confronti delle istituzioni affinché sia rispettato, come da Costituzione, il diritto alla vita e alla sicurezza della propria persona.
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