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Omicidio di Chiaia: finalmente c’è il Dna dell’assassino

La Questura di Napoli procede con le indagini per l’efferato omicidio avvenuto pochi giorni fa a Chiaia, la cerchia da subito ristretta, adesso si chiude intorno ad un unico indagato, il fratello della vittima Luca Materazzo. La Polizia scientifica porta avanti le indagini tecniche sui reperti sequestrati nell’abitazione dell’uomo coordinati dalla prima dirigente della Questura Fabiola Mancone.

Gli oggetti sequestrati sono un asciugamani, una chiavetta usb, un cellulare che potrebbero ovviamente essere determinanti nelle indagini per portare alla soluzione del delitto. Luca Materazzo è stato sottoposto a due prelievi salivari. Ovviamente sono stati reperiti i tabulati telefonici dei due fratelli. Rinvenuta anche l’arma utilizzata per uccidere la vittima a poca distanza dal luogo dell’accaduto in un cassonetto della spazzatura.

Video dell’omicidio di Vittorio Materazzo: l’assassinio dell’ingegnere napoletano

Vittorio Materazzo è stato ucciso dopo una colluttazione nell’androne del palazzo dove abitava con la sua famiglia, questo dettaglio però è fondamentale perché l’omicida avrebbe potuto nello scontro lasciare tracce. In particolare sotto le unghie della vittima sono state rinvenuti lembi di pelle, quasi certamente la stessa dell’uomo che lo ha aggredito. La zona è stata passata al setaccio, lungo tutta via Maria Cristina di Savoia sono stati effettuati prelievi per trovare qualunque dettaglio utile per scoprire chi ha ucciso brutalmente l’ingegnere 51enne quella sera.

Tutte le confessioni sull’omicidio di Vittorio Materazzo

Un dettaglio è sembrato particolarmente rilevante, il fratello della vittima aveva vestiti e scarpe più larghe della sua taglia e questo ha insospettito gli inquirenti, inoltre aveva dei visibili segni sulla mano, chiaramente delle ferite. Questi indizi non sono prove schiaccianti e non bastano per incolpare una persona di un omicidio ma hanno contribuito ad aumentare i sospetti nei suoi confronti. I segni sulle mani erano palesemente freschi, ha anche raccontato il perché di quei tagli ma la sua storia non è stata convincente, infatti sono state predisposte delle analisi. Luca è difeso dai penalisti Francesco Carotenuto e Alfredo Sorge, i quali hanno asserito che è dimostrabile dal suo guardaroba la tendenza dell’uomo ad utilizzare capi larghi. Il blitz è coordinato dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, con i pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia. La Polizia ha trovato inoltre una busta con indumenti sporchi di sangue, il che potrebbe nel caso aggravare la sua posizione in quanto la presenza di un sacchetto rimanderebbe alla premeditazione dell’omicidio. Al momento comunque non ci sono prove schiaccianti.