Che la musica napoletana sia un patrimonio culturale mondiale, lo sapevamo già. La tradizione della musica partenopea è una ricchezza unica e ineguagliabile. La sua storia è fondamentale per le radici dei napoletani ed ha permesso alla città di essere conosciuta ovunque. Quello che forse non tutti sanno è che la musica napoletana ha influenzato i più grandi gruppi musicali, inglesi e statunitensi, degli anni ’60 – ’70.
La “Sesta Napoletana”
L’accordo di sesta napoletana è costruito sul II grado abbassato della scala minore. Essa si trova allo stato di primo rivolto e avrà la numerica di 3-6 in quanto primo rivolto di triade. Tale accordo poggia sul IV grado della scala minore napoletana, ed ha un intervallo di terza minore e sesta minore.
Ad esempio, nella tonalità di Sol minore, il basso dell’accordo di sesta napoletana è Do, la 3ª minore è Mi bemolle e la sesta minore (che forma l’intervallo di seconda minore con la tonica) è La bemolle. La risoluzione è sul V grado (che fa la cadenza composta consonante) dal quale si approda al I grado.
Come riportato da Made in Naples, questo accordo è nato nel ‘700 e dall’Ottocento in poi si è diffuso nell’intero mondo musicale influenzando il jazz, il blues e il rock d’avanguardia delle grandi band britanniche e americane.
Nella Napoli sveva del XIII secolo si è sviluppato un genere che oggi definiremmo come pop, cioè popolare. Tutto ha avuto inizio con canti intonati delle lavandaie dell’agreste collina del Vomero. L’evoluzione della melodia napoletana, legata a quella del dialetto, non si è mai interrotta, anche se la sua diffusione nel mondo ha subito un forte rallentamento per l’impatto avvenuto negli anni ’60 del ‘900 con la musica inglese e americana. Infatti, oggi, a girare il mondo è il grande repertorio classico della Canzone napoletana.