Da qualche giorno sta girando in Rete un video a luci rosse con protagonista una ragazza di origini napoletane, di cui a quanto pare è stata rintracciata l’identità. Non daremo dettagli sulla ragazza per logiche di privacy, ma questo nuovo caso, che ricorda la vicenda di Tiziana Cantone, è stato già ripreso dai media. Tutto è partito dal commento “molto offensivo” di un ragazzo di Pozzuoli, ripreso da Selvaggia Lucarelli.
Una testata di Pozzuoli, Cronaca flegrea, ha intervistato il ragazzo e così la nota blogger de Il Fatto Quotidiano ha ripreso le dichiarazioni del giovane per mettere in evidenza le responsabilità e la noncuranza di costui nei confronti di un vero e proprio caso di bullismo che sta costringendo una giovane ragazza a subire vergogna e umiliazione. Queste le parole delle Lucarelli in merito all’intervista: “Mi soffermo su alcun passaggi perché sono il sunto esatto di quello che significa utilizzare i social network come fossero una pistola senza sicura. a) “Io su fb scrivo la prima cosa che mi viene in mente. Non mi faccio problemi ma non vado mai a intaccare l’immagine di nessuno, ho fatto sempre tutto nei limiti della riservatezza e dell’anonimato”. Ecco, qui sta il problema. Il signore ha 5000 amici e una bacheca pubblica e scrive la prima cosa che gli viene in mente. Lo fa perché è convinto che sul web valga tutto. Perché ha capito che se entra in un bar e urla z***a a una ragazzina magari il padre gli mena, ma sul suo fb pensa di cavarsela. Pensa che questa sia una realtà parallela, nonostante una ragazza 20 giorni fa per migliaia di commenti come il suo si sia suicidata. I limiti della riservatezza e dell’anonimato poi sono l’argomento suggerito dai legali. “Tu il nome non l’hai fatto mica!”. No certo, si è premurato di riportare le frasi che la ragazza dice nel video con tanto di hashtag che la ridicolizzano. Proprio vago eh“.
Continua poi analizzando le parole del ragazzo che non ammette alcuna responsabilità sulla vicenda e anzi attacca a sua volta Selvaggia Lucarelli ritenendo che l’intervento della blogger abbia reso la vicenda molto più nota del suo commento condiviso solo con i duo amici di Facebook: “Non sono pentito per aver scritto quel post perché non ho alcuna colpa. Sarò maschilista, che colpe ho?”. La colpa si chiama bullismo, si chiama infierire sbeffeggiando su una ragazza in uno stato psicologico immaginabile, si chiama convocare a raduno il branco e invitare gli altri a riderci su, a mortificarla dandole della z****a. Diffamazione e bullismo, ecco che colpa hai. (e questi sono solo gli aspetti legali, le altre colpe dovrebbe spiegartele tua madre)“.