Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza nella mattinata di giovedì ha eseguito un maxi sequestro al gruppo societario Barbaro B&V Srl. La nota società napoletana è proprietaria di numerosi negozi di abbigliamento, molti dei quali si trovano in Galleria Umberto I.
L’accusa contro il gruppo è quella di aver portato al fallimento nel 2015 la Barbaro Srl, depauperandola, prima di ufficializzare il crac finanziario. L’attività è stata spostata, a seguito del tracollo, su un’altra società la Barbaro B&V Srl, che fino ad ora utilizzava i beni e i dipendenti della società fallita.
Indagatti tutti e 6 i titolari del gruppo societario: Alfredo Barbaro, Pasquale Barbaro, Valeria Barbaro, Alessandra Barbaro, Barbara Barbaro e Paola Barbaro, tutti appartenenti alla storica famiglia di commercianti. L’accusa è quella di aver accumulato un danno all’Erario di 4 milioni di euro, sottraendo ingenti somme dalla massa fallimentare. Come si legge nella nota della Procura della Repubblica di Napoli:
“L’operazione di oggi, si colloca in una più ampia indagine per reati di bancarotta fallimentare avviata a seguito del fallimento della società Barbaro Srl avvenuto nel 2015, nell’ambito della quale si è accertato che l’amministratore legale della società fallita (Alfredo Barbaro) ed altri suoi familiari (amministratori di fatto della stessa), allo scopo di creare pregiudizio ai creditori, hanno nel tempo distratto e sottratto dalla massa fallimentare ingenti risorse finanziarie o comunque hanno occultato beni, anche avviando ulteriori attività commerciali aventi lo stesso oggetto sociale, come la ‘Barbaro B&V’ Srl. E ciò, avvalendosi degli stessi dipendenti e degli stessi beni strumentali della fallita e accumulando una situazione debitoria ad oggi accertata, quasi ad esclusivo danno dell’Erario, che ammonta ad oltre 4 milioni d’euro”.
Per questo motivo la Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro del patrimonio aziendale e quote societarie per un totale di 4 milioni di euro. I negozi sotto sequestro saranno affidate al controllo di un amministratore giudiziario, per garantire il continuo delle attività. Intanto la Procura della Repubblica di Napoli ha avviato perquisizioni nelle proprietà immobiliari dei 6 indagati in città e anche alle isole Eolie, dove la famiglia possiede diverse case. L’obiettivo è quello di riuscire a trovare documenti ed elementi per ricostruire l’attività della società fallita.