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Venerdì 13 a Napoli: perché questo giorno porta jella

Venerdì 13 a Napoli è una giornata un po’ diversa dalle altre. Nella città più superstiziosa d’Italia questo giorno è percepito come particolarmente sfortunato. In generale il concetto di superstizione, sfortuna, a’ seccia, è molto radicato nella mentalità partenopea, ne sono esempio i cornicelli, i ciondoli portafortuna e il gesto della corna che servono per allontanare il malocchio, ‘a jettatura.

Venerdì 13: come sopravvivere al giorno sfortunato

Le origini del venerdì 13 sono in realtà legate alla tradizione anglosassone, mentre in Italia il giorno più sfortunato in assoluto è ritenuto il venerdì 17. Allora come mai si teme così tanto anche il venerdì 13? L’origine di questa nefasta giornata è legata a due situazioni ben diverse, la prima riguarda la mitologia scandinava in cui il 13° semi-Dio, Loki, è il più malvagio degli dei e quindi questo numero è ritenuto particolarmente negativo. La seconda invece riguarda il Nuovo Testamento in cui si narra che nell’Ultima Cena vi erano 13 persone attorno al tavolo e da qui la credenza che stare in tredici a tavola porti molta sfortuna.

Ma da dove deriva la sfortuna? Secondo Richard Wiseman, professore di psicologia alla University of Hertfordshire, la sfortuna non esiste, ma sono le persone che con la loro ansia e insicurezza alimentano situazioni negative e, pensando di essere perseguitate dalla seccia, si convincono che possa accadere qualcosa di dannoso e questa condizione comporta che quella cosa accada per davvero. Nel suo libro di successo, Fattore fortuna, scrive: “gli sfortunati, come già detto, spesso rinunciano in partenza pensando che non ci sia nulla da fare. I fortunati cercano di capire dove hanno sbagliato e correggersi, non dando la colpa solo alla cattiva sorte. Sono infine in grado di applicare delle soluzioni alternative, fantasiose, usando il pensiero laterale, mentre gli sfortunati sono molto più superstiziosi“.

Insomma la sfortuna è tutt’ ‘nu fatt’ e cap’, ma c’è chi ci crede e allora come fare per difendersi dalla seccia? A Napoli esistono tanti rimedi contro il malocchio: amuleti come il cornicello, il ferro di cavallo sono adoperati un po’ da tutti, ma oltre questi esistono nella nostra città, decisamente esoterica, dei veri e propri riti. Il rito più diffuso è quello dell’olio: serve una “fattucchiera” per realizzare la formula misteriosa. Bisogna segnare la fronte della persona per ben tre volte formando una croce, per farlo si utilizza dell’acqua. Nel piatto contenente l’acqua si versano poi tre gocce d’olio, se si spandono vuol dire che c’è il malocchio, se scompaiono allora vuol dire che il malocchio è stato cacciato via. Ed ecco che parte la famosa formula: “Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, ‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè!!!“. Il rito deve essere ripetuto per tre volte per essere davvero efficace.

In ogni caso nun’ ve preoccupat’, oggi a Napoli, venerdì 13 maggio, non è una giornata sfortunata, anzi il numero 13 per i napoletani è un giorno positivo poiché Sant’Antonio da Padova eseguiva alcuni miracoli, secondo la tradizione, e questi ne erano esattamente 13.