Mi verrebbe da dire… ma quanti canne te si fumat prima di dichiarare quel che hai dichiarato? Sto parlando ovviamente del patron di Cattayela, una delle case di produzione della celebre, e ormai, mondiale “Gomorra – La serie” arrivata alla sua seconda stagione. Il telefilm tratto liberamente dalle pagine del libro di Roberto Saviano, che risulta essere anche lo sceneggiatore della serie tv, non ha lanciato un trend tra i giovani che imitano questi personaggi, ma ha calcato ancora di più il loro modo di vivere con scene spettacolari e cinematografiche, rendendo l’azione ancora più appetibile e imitabile dai giovani che li prendono ad esempio nonostante si tratti di un “cattivo esempio”. Anche se è tutta finzione, nei luoghi di Gomorra, queste storie stimolano all’emulazione. Ma stavolta la mia polemica non si concentra su questo aspetto, che non è meno grave di quanto affermato da Riccardo Tozzi, “Boss” (e mo ce vo’, ndr), di Cattayela.
Il signor Tozzi è stato uno degli ospiti d’onore durante gli incontri del cinema di Sorrento, avvenuto in questi giorni, per presentare la seconda serie di Gomorra. Oltre a rivelare alcune “succulenti” anticipazioni, ai microfoni di Sky Atlantic Hd, si è lascito uscire alcuni paragoni non proprio adatti con carenze di conoscenza. Siccome non crediamo sia uno stupido, gli lasciamo il beneficio del dubbio, ma visto che o “faccia e front” del suo paragone non mi sembra appropriato forse è meglio chiarire alcune cose.
Le donne cammorriste venghino! “Gomorra 2 – La serie” è tutta vostra. Un bon ton della donna della malavita servita su un piatto d’argento, e proprio in merito a questo particolare Riccardo Tozzi spiega “il ruolo della donna sarà preponderante. La sequenza della nascita del bambino è probabilmente quella che mi ha colpito di più. Nella seconda stagione, Gomorra proporrà un’attenzione maggiore ai personaggi femminili, grazie anche all’ingresso di due caratteri inediti molto forti“.
Ok! Dopo aver capito che le donne di Gomorra non saranno delle semplici pedine ma delle vere e proprie boss che faranno diventare i loro mariti dei “principi consorti”, l’altro, a mio parere, grave paragone di Riccardo Tozzi è quello di aver voluto mettere a confronto la serie tv con la “Tragedia Greca”, che ci potrebbe pure stare, ma non ha spiegato però che il finale è totalmente diverso. E non lo ha fatto per non spoilerare la seconda stagione della serie tv, non potrebbe, perché a differenza della tragedia greca, in Gomorra non esiste la catarsi del cattivo.
Sono convinto che la serialità crime sia il racconto più universale della nostra epoca, in pratica è il racconto del nostro tempo. L’antica Grecia era una società apollinea, inventò la democrazia. Però a teatro si assisteva alla tragedia, con i suoi drammi feroci. Perché quel racconto prendeva tanto? Perché metteva in scena quello di cui non si parlava. Oggi l’Occidente è andato molto avanti, ma l’apparato istintuale è rimasto arretrato. La serialità crime racconta quegli istinti, è fatta della materia di cui sono fatti i sogni, o gli incubi. – Prosegue Tozzi ai microfoni di Sky – Noi abbiamo la consapevolezza di usare gli schemi del crimine per raccontare qualcosa di molto più profondo e più ampio
Ora non voglio fare la parte della napoletana che difende la sua terra a tutti i costi, perché è evidente che Gomorra esiste, si tocca con mano, è uno Stato di fatto reale. Ma questa serie non è minimamente filtrata. Come può pensare, il signor Tozzi, di paragonarla alla tragedia greca? Eschilo, Sofocle ed Euripide stanno probabilmente rivoltandosi nella tomba. Lo scopo di questi tragediografi era quello di mettere in risalto la purificazione del cattivo di turno, e in questa serie, come nella vita di questa terra, la purificazione non esiste.
A pensarci bene, fino ad un certo punto, il paragone calza. La tragedia greca, come racconta Aristotele nella sua “Poetica“, è composta da tre elementi fondamentali, e i primi due li troviamo nella serie tv di Stefano Sollima. Si tratta di mimesi, nemesis e catarsi. Sono il susseguirsi di queste condizioni a comporre quello che era il grande mondo della tragediografia greca. La mimesi (imitare), Gomorra, è riuscita a riprodurla pari pari fuori dal set: gli eventi che si susseguono nelle scene fanno in modo che lo spettatore si immedesimi negli stessi impulsi che la generano, empatizzando anche con l’eroe “tragico” attraverso le sue emozioni; ma a differenza della tragedia greca il dopo Gomorra non condanna il vizio attraverso la hybris (la superbia e l’istinto di prevaricazione) dei protagonisti, così Gomorra non finisce quando finisce la puntata. Gomorra continua nella realtà e viene imitata con il linguaggio, il modo di vestirsi e s’attiggià come il cammorrista da parte di tanti ragazzini. E ciò, attenzione, non riguarda solo l’aspetto fisico o il modo di parlare che chiunque può imitare senza far danni, l’emulazione scatta proprio negli ambienti di Camorra, dove adolescenti già coinvolti in questa amara realtà sentono la mimesi crescere ancora di più. Gomorra sveglia il can che dorme in questi scugnizzielli che potrebbero, in qualche modo, salvarsi se solo non prendessero ad esempio uno stile di vita sbagliato. Ma proseguendo con l’analisi dei tre elementi, la nemesis, invece, è un optional in Gomorra e non ha, ovviamente, la stessa funzione che aveva nella tragedia greca. In Gomorra la vendetta, è vendetta e tale rimane. È un gioco di prevaricazione e a chi riesce a essere cchiù figlio e ndrocchia e tutt quant. La vendetta in questa serie non dimostra che non porta a nessun risultato, ma è il miglior metodo pe fa’ e scarp al proprio rivale. Qui la vendetta serve per andare avanti. Nella tragedia greca, invece, rappresenta la “retribuzione” per i misfatti, dovrebbe far nascere nel protagonista, come nello spettatore, sentimenti di pietà e terrore che permettono l’avvio alla catarsi, cioè alla purificazione dell’anima dalle passioni negative che un uomo possiede. Come spiega Aristotele, la catarsi deve far nascere nello spettatore la presa di coscienza, che seppur comprendendo i personaggi, raggiunge quella chiara consapevolezza nel voler distaccarsi da queste passioni amene arrivando ad un livello di saggezza superiore.
Voi siete sicuri di averlo raggiunto dopo aver visto questa serie tv? Chi vive lontano dalle terre di “Gomorra”, magari, è in grado di percepire questo messaggio. Chi invece vive in questi luoghi, dove l’unica alternativa per vivere è il mondo dorato e promettente della camorra, il messaggio catartico che in questo caso è “a fine e merd che fann tutt quant” non arriva, l’importante è essere un super eroe anche se solo per un giorno! Così passa solo il messaggio ‘e chillu grand figlio e buona donna di Marco D’Amore che riesce a fottere tutt quant.