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E se Totò l’avesse capito tutto il mondo come Charlie Chaplin?

Ma che ne sa il resto del mondo di Totò? “Quelli del Nord“, lo conoscono perché la tv propone spesso alcuni dei suoi tanti film. Ogni tanto capita di sentire una frase rubata da napoletani emigrati dalle loro parti. Ma chi non è napoletano, come spera di capirlo veramente? Beh ci sono gli appassionati, che il Sud, o meglio Napoli, la amano in quanto hanno avuto la fortuna di viverci per un po’, ma diciamoci la verità… Totò è dei Napoletani e no vulimme presta’ a nisciuno! E non per ingordigia; difficilmente lo capirebbero senza stravolgere il suo significato.
Nonostante tutto, l’orgoglio del napoletano va oltre e riflettendoci se Totò avesse avuto la possibilità di parlare al mondo intero, che mondo sarebbe oggi il nostro? Con due parole avrebbe fatto capire a tutto il pianeta quanto questa vita è fatta di attimi, di brevi gioie e del “nulla”, perché tutto bisogna restituire: “Nuje simmo serie… appartenimmo ‘a morte“. Che mondo sarebbe stato se dall’Occidente all’Oriente tutti avessero conosciuto Totò?

In merito alla non esportabilità di Totò oltre i confini dello stivale esiste una meravigliosa e chiara spiegazione che la maggior parte dei napoletani, o degli italiani, che possiedono ‘A Livella (se alcuni di voi non ce l’hanno “mettetiv scuorno, andatela a comprare subito“, ndr) conosceranno. Sapete… si tratta di quelle meravigliose edizioni da bancarella con l’introduzione scritta da un’altra voce napoletana, quella di Luciano De Crescenzo. Il Professore racconta il motivo per il quale Totò non può essere paragonato ad un altro grande attore e comico dello stesso periodo: Charlie Chaplin, artista di fama mondiale. Non ci sarebbe ovviamente voluto uno scienziato per capirlo, ma tuttavia voi ve la siete mai posta questa domanda?

Tutto nacque quando durante una disputa Renzo Arbore e Tullio Kezich pretendevano di decidere chi fosse più importante tra Totò e Charlie Chaplin. Ovviamente, il cantante pugliese si schierò a favore di Totò, mentre Kezich a favore dell’artista londinese. A questo “schieramento” prese parte anche Luciano De Crescenzo, e in men che non si dica nacquero due partiti i “totomani” e i “chapliniani“. Lo scrittore partenopeo fu addirittura tacciato di napoletanità e ignoranza cinematografica. Ad ogni modo per chiarire la questione chi fosse più importante tra i due artisti ci volle l’intervento di Claudio G. Fava, “Chaplin, – avrebbe raccontato Fava – amava il cinema muto. Il sonoro lo fece, ma solo dopo molti tentennamenti, e, anche quando lo fece, si affidò più alla comicità dell’immagine che non a quella della parola. Totò, invece, era un comico di linguaggio, e come tale non fu mai esportabile”. E per questo oggi Luciano De Crescenzo si chiede: “Di fatti: come è possibile far capire a un contadino dell’Arkansas cosa vuol dire ‘Sono un uomo di mondo perché ho fatto il militare a Cuneo‘. O ancora: ‘a prescindere‘, ‘eziando‘, ‘mi scompiscio‘ o ‘tomo tomo, cacchio cacchio‘?“. In sostanza Chaplin era un attore e regista e curava nei minimi dettagli ognuno dei suoi film, Totò non recitava, Totò era Totò.

Ad ogni quel grande artista del Rione Sanità ci ha lasciato un patrimonio culturale inestimabile: fatto di film, di comicità, di poesie e grande dignità. Non a caso la città di Napoli è considerata come un mondo a parte, anche se non sempre da un punto di vista positivo. Tuttavia ciò non toglie che possediamo una storia unica con una tradizione che ci ha reso celebri nel mondo e che addirittura l’Unesco ha deciso di salvaguardare, attraverso il riconoscimento della lingua napoletana come seconda lingua italiana. E Totò, “modestamente“, occupa più di una fetta in quello che noi definiamo “patrimonio napoletano”. Totò non era solo un Comico, Totò era anche un Principe e un Poeta. Totò era tre in uno e Luciano De Crescenzo spiega quanto il compianto Sergio Corbucci amasse raccontare il momento in cui sottopose la sceneggiatura di un film e il Principe, man mano che andava avanti nella lettura del copione, (sempre parlando in terza persona) Totò commentava: “Questa a Totò non piace.. questa invece la farà benissimo“.

E poi… come è possibile non cogliere il conflitto eterno tra il Principe e il Poeta? In cuor suo, Totò, era combattuto. Il principe lottava affinché gli venisse riconosciuto il titolo nobiliare, come accadde a Totò nella vita, e il Poeta, che invece ci lascia “A’ Livella” espresse l’esatto contrario: “Nuje simmo serie… appartenimme a morte“. Tutti noi siamo una complessa combinazione tra dovere e desideri, cuore e mente tenuti costantemente in equilibrio contribuiscono a fare di noi un tutt’uno. Ma la grandezza di Totò e che lui si divideva in tre. Esatto era trino: era un comico anche, e con la sua arte ha regalato, e continua a regalare ancora, una risata a tutti i napoletani e perché no… anche a tutti gli italiani!