Camminando per le strade di Napoli può capitare che avvistiate qualche figura sinistra. Non preoccupatevi! Potrebbe essere ‘o munaciello. Quest’ombra enigmatica è un personaggio che spopola tra i racconti di fantasmi napoletani. La piccola e misteriosa figura è un’entità sia benefica che dispettosa, infatti è molto temuto, ma allo stesso tempo rappresenta uno dei racconti a cui sono più legati i partenopei. Come ogni storia esoterica che si rispetti, anche questa si perde nella notte dei tempi.
Chi è “o Munaciello”, lo spiritello napoletano?
Il monaciello (letteralmente “piccolo monaco”), nella credenza popolare napoletana, è lo spiritello dispettoso della casa. Di solito è rappresentato come un ragazzino deforme o una persona di bassa statura, abbigliato con un saio, come quelli che indossavano i bambini che venivano ospitati nei conventi, con cappuccio e scarpe con fibbie d’argento. È celebre il detto: “O munaciell: a chi arricchisce e a chi appezzantisce“, infatti lo spiritello può presentarsi agli abitanti con manifestazioni di generosità, lasciando ad esempio denaro dentro ai cassetti o nelle giacche oppure facendo scherzetti innocenti accarezzando le giovani donne; può essere però è anche dispettoso, nasconde oggetti, rompe piatti e stoviglie, soffia nelle orecchie dei dormienti o li riempe di botte durante la notte.
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Sull’origine del munaciello ci sono due diverse ipotesi: la prima, riportata anche da Matilde Serao nel suo “Leggende napoletane”, racconta di un personaggio realmente esistito. Nel ‘400 Caterinella Frezza, giovane donna di famiglia nobile, fu rinchiusa dalla famiglia in un convento dopo che il fidanzato, Stefano Mariconda, non accettato dalla famiglia di lei, venne ucciso. La donna però era in stato interessante e poco dopo diede alla luce un bambino malformato che le suore ricoprirono con vestiti da monaco (da cui il nome del fantasma: monaciello). Del bambino non si seppe più nulla, e la sua morte avvenne in circostanze misteriose, ma da allora il popolo napoletano giura di vederlo nelle abitazioni e gli attribuisce “poteri soprannaturali”.
La seconda versione della storia, invece, lega lo spirito leggendario a una figura comune dell’epoca ossia il “pozzaro“, colui che aveva libero accesso a tutte le case mediante i pozzi perché si occupava di portare l’acqua dalle cisterne nei sotterranei dove si poteva muovere liberamente. Questa “presenza” nel sottosuolo diede origine ad aneddoti e leggende ancora vive nell’immaginario napoletano, infatti quando non veniva pagato per i suoi servizi, si vendicava facendo i dispetti agli abitanti della casa. Sempre secondo i racconti, il “munaciello” si occupava più della padrona di casa che della rete idrica, diventando il suo amante, ed usava le vie sotterranee, che conosceva bene, per sparire o apparire, sotto il mantello da lavoro che, nella penombra, somigliava appunto al saio di un monaco.