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#GiùlemanidaSanGennaro: petizione contro la decisione della Curia

Perché Napoli è una città ricchissima e questa consapevolezza deve crescere nell’animo del popolo partenopeo. Il contratto secolare stipulato tra i cittadini napoletani e il Santo sembra essere “carta straccia” per il governo italiano, soprattutto da quando Angelino Alfano e Co. hanno deciso di metterci le mani sopra attraverso uno stratagemma: inserendo all’interno dell’organismo laico che si occupa della sorveglianza del tesoro e della cappella, altri membri nominati dalla Curia (Stato?) tra cui anche il Cardinale di Napoli Crescenzo Sepe. Il Tesoro di San Gennaro è ben mantenuto e custodito, soprattutto dopo la donazione delle vetrine super blindate da parte di una fondazione romana all’indomani della restituzione del tesoro come atto di riconoscimento visto l’enorme successo della mostra del tesoro nella città capitolina. Il sistema di videosorveglianza e gli organi che lavorano per la divulgazione di questa tradizione lavorano bene, e per questo motivo non riusciamo a capire l’affanno della Curia ad introdursi come super visore visto che non ha che vedere nulla con la cappella in cui è custodito il tesoro “laico” di San Gennaro, tesoro di cui il Vaticano non si è mai preoccupato e che in mezzo millennio mai ha versato denaro all’ente che si occupa della manutenzione dei beni dei luoghi sacri.

Lo Stato/Chiesa, questa volta, non potrà nulla con la forza dei napoletani che riprendono la loro dignità combattendo per quel che gli appartiene. La protesta davanti al Duomo di Napoli continua, nonostante la giornata uggiosa, e continua anche sui social network. Fuori la cattedrale sono tatnti i fazzoletti bianchi annodati in segno di protesta. Le parole dello scrittore Maurizio De Giovanni, come riporta Il Matitno, sono queste: “La spoliazione significa che la città è ricca. I napoletani dovrebbero iniziare a prendere coscienza di questo e a d alzare il livello di guardia contro la dispersione di risorse. Il tesoro di San Gennaro appartine alla città che ha fatto contratto con il Santo che non ha intermediari“.

Perché la Curia vuole a tutti i costi mettere le mani sul tesoro? Il Governo dovrebbe prendere atto del contratto che esiste tra il Santo e la città e se venisse infranto senza se e senza ma, il popolo non solo partenopeo, ma anche italiano, dovrebbe riflettere che è atto di identificativo di un dittatore quello di non rispettare la legittimità di ciò che appartiene ai cittadini. Che questa vicenda serva da monito a tutti e che aiuti a ridare dignità a questo popolo troppe volte massacrato dai media, in modo tale da rafforzare il senso di identità che spesso manca o sembra sottovalutato da chi ci osserva dall’esterno.

Tuttavia non siamo soli. Anche in Parlamento, Anna Maria Carloni, deputato del Pd, sostiene la nostra causa:

La manifestazione è prova del legame straordinario tra San Gennaro e i napoletani. Nella mia interrogazione al ministro Angelino Alfano ho chiesto di ritirare il provvedimento: ci sono altre strade che possono essere perseguite per rinnovare statuto e regolamento che hanno bisogno di manutenzione dopo tanti decenni, certo non quella del decreto che interviene nella carne viva di un sentimento e un culto così sentito

La tradizione non si tocca, la semplicità del contratto stipulato tra la città e il Santo ha bisogno di manutenzione secondo voi? Una manutenzione che spaventa perché fa rima con “sottrazione”. Ed per questo che si sta facendo tanto rumore anche sui social e da qui parte la petizione #GiùlemanidaSanGennaro: “Affinché vengano posti in essere tutti gli atti idonei a preservare la natura laica della Cappella del Tesoro di San Gennaro e della Deputazione, l’organo che da centinaia di anni la governa, evitando che al suo interno possano entrare membri nominati dalla Curia“. Noi saremo i primi a firmarla, e voi? E intanto, a titolo informativo, durante le sue omolie, il Cardinale, non ha fatto minimamente cenno al FlashMob che è stato organizzato fuori al Domo per contrastare il decreto di Alfano.