L’Albergo dei Poveri è il più grande palazzo monumentale di Napoli ed è una delle maggiori costruzioni settecentesche di tutta Europa. Il sovrano illuminato del Regno di Napoli, Carlo III di Borbone, ne ordinò la costruzione nel 1751 e si affidò alla mente esperta dell’architetto Ferdinando Fuga. Il progetto era monumentale: una facciata di 600 metri di lunghezza, 135 metri di larghezza, 5 cortili interni e una chiesa. Non fu realizzato tutto, ma lo scopo dell’Albergo dei Poveri, cioè quello di ospitare le persone meno fortunate donandogli non solo vitto e alloggio, ma anche un’istruzione e la possibilità di inserirsi nella società, fu rispettato per oltre un secolo.
Il motivo dell’abbandono del progetto iniziale fu la mancanza di fondi: ci volevano davvero troppi soldi per portare avanti l’idea visionaria di Carlo III. Senza contare che, una volta trasferitosi in Spagna, il Re lasciò le sorti della nostra città in mano al figlio Ferdinando, di certo non abbastanza capace e illuminato come il padre. In definitiva solo un quinto del palazzo pensato inizialmente fu realizzato. Questi i numeri attuali: 360 metri di lunghezza della facciata, 13 mila mq di superficie coperta, 800 mila mc, 3 cortili e 440 ambienti. Sono dati comunque impressionanti per un edificio del 1700 che rendono l’Albergo dei Poveri uno dei palazzi più belli di tutto il mondo.
Real Albergo dei Poveri: ritorna la vecchia vocazione di accoglienza per i meno fortunati
Scopo originale dell’edificio era quello di educare i poveri, i mendicanti, i mutilati di guerra e gli uomini e le donne analfabeti. Nel corso del tempo si aggiunsero una scuola per sordomuti, una per l’assistenza minorile e addirittura venivano donate le fedi alle donne per incitarle a trovare marito e lasciare l’Albergo. Carlo III riuscì nel suo intento di ridare dignità ai meno fortunati per oltre un secolo. Le cose degenerarono nella seconda metà dell’800 quando la carenza di personale e di assistenza fece precipitare la situazione: gli ospiti dell’Albergo dei Poveri si dedicavano all’ozio, a piccoli furti e le donne alla prostituzione.
È notizia recente quella di riportare l’edificio a rispondere alla sua vocazione originaria. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha infatti dichiarato di voler stanziare fondi per l’attuazione di un programma di riabilitazione per i senza fissa dimora. Il quadro dei servizi prevede una centrale operativa sociale, unità mobili di pronto intervento, accoglienza notturna-residenziale, un piano per il freddo ed uno street store. Non un dormitorio dunque, né un parcheggio di persone, ma un progetto più ampio: un punto di riferimento per i senzatetto in grave difficoltà. Insomma la nostra città si dimostra ancora una volta simbolo di tolleranza e empatia nei confronti dei più deboli. Carlo III ha dato il via a questo modus operandi. Noi abbiamo il dovere civico di continuare sulla stressa strada.