Spetta a Napoli il primato sui matrimoni gay in Italia, nel 1978 la città fu protagonista dell’unione tra ‘A Russulella e Là Là. La storia riguarda due uomini napoletani cinquantenni che, vestiti con abiti matrimoniali, si unirono davanti a una folla di curiosi testimoni, non valido all’anagrafe essendo il matrimonio un negozio giuridico. La celebrazione, conclusasi con foto e viaggio di nozze, fu ripresa anche dalla Rai che, trasmise la vicenda nel noto programma L’altra domenica, mostrando una faccia di Napoli, diversa da quella tradizionalista, innovatrice e sfacciata.

L’antica vicenda è oggi tornata alla ribalda a causa della discussa legge Cirinnà, che ha trovato finalmente compimento in Parlamento. Dopo mesi di lavori, divisioni tra PD e M5s, discussioni sui metodi di votazione, finalmente arriva la legge . Il governo ha posto la fiducia con un maxiemendamento e il ddl è stato depredato di alcune sue parti come la stepchild adoption. Modifiche sono state fatte da Alfano , per le unioni gay è stato introdotto l’ “obbligo di fedeltà”,e il divorzio lampo. E’ frnut’ tutt’ cos a taralluc’ e vin.
Napoli non è nuova alle celebrazioni dei matrimoni gay, a luglio il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha trascritto nell’elenco dell’anagrafe comunale il matrimonio di Roberto e Miguel, primo matrimonio gay contratto all’estero. La celebrazione avvenne a Palazzo San Giacomo facendo della città partenopea la capitale dei diritti civili in Italia. Il sindaco espresse parole anche nei confronti della formazione in Parlamento di una vera legge sulle unioni civili.
