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Napoli dice addio a Raffaele Tripodi, lo scrittore morto a 42 anni di SLA

La sua vita cambiò radicalmente nel 2000, quando gli fu diagnosticata la Sclerosi laterale amiotrofica, un verdetto di morte che non ha mai piegato Raffaele Tripodi. Giovane fisico e scrittore napoletano è morto dopo aver combattuto per 17 anni contro un terribile male: “Il mostro che divora tutto e tutti“, così gli piaceva descrivere la patologia di cui soffriva.

Raffaele Tripodi aveva 42 anni, gli amici lo chiamavano Otti e ricordano di lui la grande passione per la fisica e la scrittura. Laureato a pieni voti all’Università degli Studi di Napoli Federico II, negli anni della sua malattia aveva scritto un romanzo Tuxedo, edito dall’Ad est dell’equatore (prezzo 10.20 euro), un racconto per descrivere i catastrofici cambiamenti climatici che stanno investendo il nostro pianeta, in cui il protagonista Hanry, riesce a trovare una sostanza capace di stravolgere la produzione di biocarburante mondiale.

Napoli dice addio a Raffaele Tripodi, lo scrittore morto a 42 anni di SLA

Raffaele era molto entusiasta del suo libro, raccontò così l’esperienza della scrittura:
Con i movimenti della testa sposto la freccina del mouse e clicco con i piedi. “Tuxedo” è un romanzo letteralmente scritto con i piedi“. Nonostante l’avanzamento della sua malattia rendesse impossibile qualsiasi tipo di movimento, Otti riuscì a concludere il suo romanzo, che è uscito nel 2015. In quell’anno, in occasione dell’uscita del suo libro, parlò della sua malattia  e delle condizioni in cui sono costretti a vivere i malati di SLA, i problemi dell’assistenza sanitaria e come l’Italia affronta temi tanto importanti:
In Italia le parole “ricerca” e “assistenza” hanno il suono mesto della campana a morto. Dieci anni fa venni domiciliarizzato con il progetto “A.d.o.t.i.” (Assistenza domiciliare ospedaliera terapia intensiva). All’epoca si pensò che garantire una buona assistenza con medici, infermieri e il supporto della rianimazione dell’ospedale Pellegrini costasse meno di un letto nel reparto rianimazione. La mole di lavoro fu delegata dal settore pubblico alle famiglie, ma la domiciliarizzazione funzionò. Poi, con i recenti tagli alla sanità, “A.d.o.t.i.” è stato sfasciato. Noi e le nostre famiglie in balia degli eventi. Sogno un medico di cui potermi fidare e la manutenzione del respiratore, senza doverlo inviare a Milano“,

C’è tanto dolore per la scomparsa di Raffaele Tripodi, in moltissimi sono accorsi ai suoi funerali, che si sono tenuti questo giovedì mattina presso la chiesa degli Oblati in via Egiziaca a Pizzofalcone, per dargli l’ultimo saluto. Tutti ricordano la forza di Otti, un ragazzo che non si è mai arreso davanti al brutto male che l’aveva colpito, era giovanissimo quando gli fu diagnosticata la SLA e lui ha sempre detto che in quel momento finì la sua prima vita, ma cominciò la seconda, che ha vissuto con grinta ed energia fino all’ultimo.