Era a pancia in giù, in una pozza di sangue, dietro al bancone del suo negozio. È giallo a Marano, comune a nord di Napoli, dove un gioielliere è stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla testa e ritrovato questa mattina nell’attività commerciale in via Merolla.

La vittima si chiamava Salvatore Gala, 43enne incensurato, separato e con una figlia di 7 anni. Era conosciuto nella zona con il soprannome di Maurizio. Ieri sera non è rientrato a casa a Qualiano la scorsa notte e per questo la madre e la sorella, insospettite, hanno lanciato l’allarme.
IPOTESI NON RAPINA – Indagini a 360 gradi quelle dei carabinieri della Compagnia di Giugliano, guidati dal capitano Antonio De Lise, e coordinate dalla procura di Napoli Nord. I rilievi sono affidati alla Scientifica del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Diverse le ipotesi al vaglio, tra cui quella della rapina finita nel sangue, avvalorata anche dalla cassaforte trovata aperta e senza preziosi. Tuttavia non sarebbe questa la pista che i carabinieri stanno principalmente battendo. C’è qualcosa che non convince i militari. Chi ha agito, conosceva bene le abitudini della vittima che spesso restava a dormire in gioielleria. Tra le persone che i militari stanno ascoltando in caserma, c’è anche l’ex moglie della vittima. All’esterno del negozio è sistemata una telecamera che potrebbe avere ripreso le persone entrate e uscite dalla gioielleria durante la giornata di ieri. E’ giallo invece sulle telecamere presenti all’interno, che sarebbero state manomesse da chi è entrato in azione.
LA TESTIMONIANZA CHOC – “Ho aperto la porta della gioielleria e l’ho trovata a soqquadro: la cassaforte era aperta e vuota. Poi mi sono affacciato dietro il bancone. C’era il corpo di Salvatore, in una pozza di sangue. Una scena raccapricciante”. Con queste parole riportate dall’Ansa, Giuseppe Iavarone, titolare di una lavanderia e amico della vittima, descrive il momento in cui si è trovato davanti al cadavere di Salvatore Gala. Sono stati i familiari del 43enne, dopo aver recuperato le chiavi di riserva del locale, a chiedere a Iavarone di aprire. “Non volevo dirlo alla madre – spiega il commerciante – ma lei ha capito tutto, guardandomi in faccia”.
“Quando ho aperto il negozio, alle 6:40, – dice ancora Giuseppe Iavarone – la saracinesca della gioielleria era già aperta. Non ho sospettato che fosse successo qualcosa. Poi è arrivata la zia, che ha bussato alla porta del negozio, ma nessuno ha aperto. Alle 9 è tornata la sorella, che poi si è recata a Qualiano, dove la famiglia abita, per recuperare le chiavi di riserva. Quando è tornata ha chiesto a me il piacere di aprire il negozio. Mi sono trovato di fronte un negozio messo a soqquadro. La cassaforte era aperta e vuota. Quando mi sono affacciato al bancone davanti mi sono ritrovato una scena raccapricciante: Salvatore era a terra, in una pozza di sangue. Non so dire se è stato vittima di un colpo di pistola o di una martellata in testa”.
Ciro Cuozzo e Andrea Aversa
